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Contagi in discesa ma più morti. Dividere i positivi ricoverati per altro

Curva epidemica e ospedalizzazioni in calo, i decessi sono sempre troppi: età media 80 anni, più alta per i vaccinati. I medici: in ospedale separare chi entra "per" il Covid e "con" il Covid

Contagi in discesa ma più morti. Dividere i positivi ricoverati per altro

La curva epidemica è in frenata e rallentano anche le ospedalizzazioni. I medici ospedalieri tornano a chiedere di ripensare la strategia dei ricoveri per Covid, differenziando i percorsi da chi invece arriva con altre patologie e poi si scopre positivo. L'Italia si sta lentamente lasciando alle spalle questa ennesima ondata pandemica. Purtroppo il bollettino quotidiano registra ancora un numero molto alto di morti: abbiamo imparato che è l'ultimo dato a diminuire, i decessi cominciano a salire un paio di settimane dopo il rialzo della curva. Sono 167.206 i nuovi positivi e 426 le vittime, il totale sale così a 144.770. Nei reparti ordinari dedicati al Covid sono ancora 20.001 i ricoverati, meno 36; sono 1.665 i pazienti in terapia intensiva, meno 26.

Un andamento in discesa confermato dall'ultimo Report della Fiaso, la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere che raccolgono i dati degli ospedali sentinella. Per la prima volta in tre mesi nella settimana 18-25 gennaio, si registra una chiara inversione di tendenza nelle ospedalizzazioni e nelle terapie intensive. I ricoveri scendono dell'8%. Tra i ricoverati per Covid i no vax sono il 60%. Tra i vaccinati in terapia intensiva il 72% non ha ricevuto il booster. Scendono del 18% anche i ricoveri degli under 18, passano da 153 a 125. Il 23 % dei ricoverati ha meno di 6 mesi e uno su tre ha entrambi i genitori non vaccinati. Il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore, ritiene necessari distinguere tra pazienti per Covid e con Covid. Quindi «da un lato, i pazienti che richiedono l'isolamento e percorsi dedicati ma non hanno bisogno di competenze specialistiche per la cura del Covid, perchè hanno altre patologie; dall'altro i malati, per lo più no vax, che hanno sviluppato la patologia Covid e necessitano di trattamento pneumologico, infettivologico o rianimatorio», raccomanda Migliore.

E nell'ultimo Report dell'Istituto Superiore di Sanità colpisce un dato: tra i deceduti per Covid il 23,8% è passato in un reparto di terapia intensiva; il 58,5% in un reparto ordinario mentre 17,7% non si trovava in ospedale al momento del decesso. L'analisi dell'Iss è molto ampia: sono stati valutati 138.099 casi di decesso da Covid. L'età media delle vittime è 80 anni e i deceduti vaccinati hanno un'età media più alta e più patologie preesistenti rispetto a quelli non vaccinati.

L'Iss ha analizzato le cartelle cliniche di 8.436 vittime, quindi ha potuto valutare tutta la storia clinica del paziente. Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3,7. Quindi si tratta di pazienti «fragili». Complessivamente, 246 pazienti, il 2,9%, non presentavano patologie; 955, 11,3%, una patologia, 1.512, il 17,9%, due patologie. Infine la maggioranza, 5.723 ovvero il 67,8% presentava tre o più patologie. In particolare per i pazienti che hanno richiesto la terapia intensiva il numero medio di patologie osservate è sempre 3 mentre per i ricoveri ordinari la media sale a 3,9. Tra le vittime del Covid i non vaccinati erano in media più giovani dei vaccinati e soffrivano di meno di patologie croniche. Per i soggetti protetti dal vaccino sia in modo completo sia con ciclo incompleto il numero di altre patologie è significativamente più alto, rispettivamente 5,0 e 4,9 contro 3,9 patologie tra i non protetti.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità segnala comunque

che nella settimana dal 17 al 23 gennaio l'Italia ha registrato il secondo livello più alto di contagi da Coronavirus. Siamo secondi soltanto alla Francia che due giorni fa ha superato il mezzo milione di contagi in 24 ore.

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