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"Perché Conte è ancora lì..." Cosa c'è dietro l'aria di crisi

Covid-19, Dpcm, lockdown, Recovery Fund e Mes sono entrate nel vocabolario del governo Conte, sempre più diviso su tutto

"Perché Conte è ancora lì..." Cosa c'è dietro l'aria di crisi

Covid-19, Dpcm, lockdown, Recovery Fund e Mes. Queste sono le cinque parole che nel 2020 sono entrate di diritto nel vocabolario del governo Conte e della politica italiana.

Il coronavirus sbarca in Italia il 30 gennaio quando due turisti cinesi, in vacanza a Roma, risultano positivi al test. Solo tre giorni prima il premier Giuseppe Conte, ospite di Lilly Gruber, aveva assicurato: “Siamo prontissimi” e aveva aggiunto: "Tutti i protocolli di prevenzione sono stati attivati. L'Italia in questo momento è il Paese che ha adottato misure cautelative all'avanguardia rispetto agli altri, misure incisive". È solo l'inizio di un incubo che inizialmente colpirà soprattutto il Nord Italia a partire dal 21 febbraio con i primi due focolai di Codogno e Vo' Euganeo. Nel giro di poche settimane, esattamente il 9 marzo, il premier Conte mette tutta l'Italia in quarantena.“Se tutti rispetteremo le regole, usciremo più in fretta dall’emergenza. Il Paese ha bisogno della responsabilità di 60 milioni di italiani che quotidianamente compiono piccoli, grandi sacrifici. Rimaniamo distanti oggi, per abbracciarci con più calore, per correre più veloci domani. Tutti insieme ce la faremo”, dirà Conte in quei giorni nel corso di una conferenza stampa in cui annunciava restrizioni ulteriori. In questi mesi la maggioranza giallorossa, attraverso i Dpcm, affida al premier un potere spropositato.

Il governo istituisce un Comitato tecnico-scientifico e tutta una serie di task-force che lo aiutino ad affrontare la pandemia, prima fra tutte quella diretta da Domenico Arcuri, presidente di Invitalia, che diventa il super commissario straordinario all'emergenza. Il premier Conte, il 17 maggio, annunciando la fine del lockdown, dice: “Affrontiamo un rischio calcolato, la curva dei contagi potrà tornare a salire, e saranno possibili nuove chiusure”. Mentre Bruxelles istituisce il Recovery Fund per venire incontro a tutti i Paesi colpiti dalla pandemia cambia prospettiva rispetto alle politiche di austerity, il governo italiano attua vari sforamenti di bilancio e cerca di rilanciare il turismo con il bonus vacanze. In autunno si decide anche la riapertura delle scuole e gli italiani votano per le Regionali e per il referendum sul taglio dei parlamentari. Dopo poche settimane arriva la seconda ondata di contagi e l'inevitabile marcia indietro. Nascono le Regioni a colori che certificano il fallimento del modello italiano. Conte promette: "Chiudiamo adesso per non chiudere tutto a Natale". Il 3 dicembre il premier vara un Dpcm che, eccezion fatta per il divieto dello spostamento tra Regioni e tra Comuni, sembra dare un po' di fiato agli italiani, ma il sogno di libertà si spezza nel giro di poche settimane. Mentre il Parlamento vota la riforma del Mes e Matteo Renzi attacca frontalmente Conte, gli scienziati, preoccupati dell'arrivo di una terza ondata, premono per un'ulteriore stretta nei giorni festivi. Il premier è, dunque, costretto a infrangere l'ennesima promessa imponendo un lockdown nazionale in cui i giorni rossi si alternano a quelli arancioni.

"Difficile definire il 2020 riferendosi alla politica come alla sua cartina di tornasole. La verità, purtroppo, è che si è trattato di un annus horribilis per tutta l'umanità e la politica ha dovuto trovare nuove modalità, nuovi schemi, per dare le migliori risposte possibili al Paese. Risposte che reputo essere state eccellenti e molto ben gestite", spiega a ilGiornale.it il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano che promuove con un 8 il governo di cui fa parte e aggiunge: "Credo che i partiti di maggioranza abbiano compreso, chi più chi meno, che la solidità della figura stessa del Presidente Conte ci abbia permesso di ottenere grandissimi risultati in Europa come i 209 miliardi di Recovery Fund, fondi che ora vanno spesi al meglio per ripartire. “È stato un anno impegnativo e difficile”, conferma il democratico Emanuele Fiano che, poi, sottolinea: “Il governo ha fatto tutto il possibile per affrontare una devastante eccezionalità. Ovviamente, come ha ammesso il presidente del Consiglio, ci sono stati dei limiti come nei governi di tutto il mondo”. Le parole del grillino Pino Cabras si collocano sulla stessa lunghezza d'onda: “Ogni governo nel mondo, nell’anno del Covid, è stato visto come il centro dei problemi. In realtà sono quasi duecento Stati nel mondo ad essere ciascuno la periferia di un problema globale, che ha gli effetti economici di una guerra mondiale”. E ancora: “Il governo Conte II, di fronte a uno scenario estremo, ha fatto cose eccezionali, che lo volesse o meno. Ha retto l’urto di una vertiginosa trasformazione degli equilibri sociali ed economici, ma la trasformazione influirà a sua volta sul futuro del governo”. Persino il coordinatore nazionale di Italia Viva, Ettore Rosato, che nei giorni scorsi ha fatto intuire che per i renziani l'esperienza di Conte a Palazzo Chigi è giunta al capolinea, ha difeso l'operato del governo nella gestione della pandemia: “Non siamo mai stati quelli che hanno detto che siamo i migliori del mondo o i modelli a cui tutti si ispirano. Purtroppo parla il drammatico numero dei morti nonostante le scuole chiuse e tante limitazioni. Confidiamo che con i vaccini non vengano ripetuti errori già visti. E ricordiamo che le colpe, o i meriti, non sono solo del governo ma anche delle regioni, che sulla sanità hanno competenza primaria”.

Anche Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica all'Università di Bologna, promuove a pieni voti l'operato del premier Conte: “Gli darei 9 in condotta perché è riuscito sempre a mantenere la calma di fronte a ministri e capidelegazione molto indisciplinati. Gli darei 8 per i rapporti con l’Europa perché ha ottenuto un sacco di soldi e continua ad avere stima e prestigio a livello europeo. Gli darei 7 meno, invece, sulla gestione della pandemia perché ha ondeggiato parecchio. Credo che abbia capito la gravità della situazione, ma i suoi ondeggiamenti hanno creato delle conseguenze non sempre positive”. E dello stesso avviso è anche il sondaggista Nicola Piepoli che dà un giudizio severo dell'operato del Conte-bis: “Non si può promuovere o bocciare un ondeggiante. Io ho provato a difenderlo, ma non ci sono riuscito”. Ancor più duro è il giudizio che ci offre il filosofo Paolo Becchi: “Se i numeri che dicono sono veri, siamo di fronte al Paese che, in proporzione, ha più morti nel mondo intero. Mi sembra abbastanza chiaro che questo governo ha dimostrato un’incapacità a risolvere i problemi”. Il successo di Conte? “È stato quello di aver imposto una dittatura sanitaria, grazie anche alla sua presenza televisiva costante e ai continui Dpcm”, aggiunge Becchi, fortemente convinto che il premier “abbia utilizzato strumentalmente la pandemia e che, quindi, abbia realizzato un consenso notevole a marzo”.

Il Conte-bis “va avanti solo per inerzia, perché non si sa come sostituirlo”, conclude il filosofo genovese.

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