Conte getta la maschera: governo per il Meridione

Il premier promette nuovi aiuti al Sud, grande bacino elettorale dei 5s. E sogna: un suo partito vale fino al 21%

Conte getta la maschera: governo per il Meridione

Il re Travicello che si è scoperto Napoleone si prepara alla conquista del Mezzogiorno. Giuseppe Conte, seconda versione, vola nei sondaggi, insieme al suo futuribile partito. E rilancia puntando, guardacaso, sul Sud. Il Nord può attendere che finiscano le liti fra i due partner di governo: Cinque Stelle e Pd sulle infrastrutture tanto attese parlano lingue che non si incrociano.

Il premier scrive dunque una chilometrica lettera al direttore del Quotidiano del Sud in cui annuncia un grande piano di investimenti sotto Roma. Non è il primo, intendiamoci, che promette il ritorno dello Stato in una terra spesso abbandonata a se stessa e alle sue disgrazie, ma in questa fase di rodaggio quel che contano sono i segnali. E le indicazioni sono chiare: «Proprio nella giornata di ieri - scrive il capo del governo - ho avuto modo di condividere con la neopresidente della Commissione europea Ursula von der Leyen i contenuti dell'agenda riformatrice alla quale il nuovo governo sta lavorando, a partire proprio dall'avvio di un piano strutturale di rilancio del Mezzogiorno, che sarà parte integrante del patto con l'Europa che ho proposto ieri a Bruxelles».

Di che si tratta? Lo capiremo meglio nei prossimi mesi quando si dovrebbe passare, il condizionale è d'obbligo, dalle parole altisonanti ai numeri concreti.

Quel che importa è la narrazione: dove punta l'ago della bussola. Nello scorso week end Conte era atteso con ansia dagli gnomi della finanza e dagli imprenditori del Nord a Cernobbio, ma il presidente del Consiglio non ha messo piede nei sontuosi saloni di Villa d'Este, flagellati da un furibondo temporale. Pure il ministro Paola De Micheli, zittita dai pentastellati per aver detto si alla Tav e alla Gronda di Genova, ha capito che non era aria e ha marcato visita. Cosi, tolta una fugace presenza di Lorenzo Fioramonti, quello che vorrebbe tassare le merendine, la scena è stata occupata da Hillary Clinton e dai governatori che si sono beccati come galli in un pollaio. Sempre secondo il solito schema Nord-Sud. De Luca contro Fontana. E Fontana contro il titolare dell'Autonomia Francesco Boccia che ha risposto per le rime. La sensazione è che la vagheggiata svolta «federalista» finirà nelle solite sabbie mobili, in ogni caso se ne saprà di più fra il 23 e il 24 quando il ministro incontrerà il trio Zaia-Fontana-Bonaccini.

Per ora Conte va al Sud e fa il pieno di consensi. Secondo un sondaggio Emg Acqua, presentato ad Agorà, il Napoleone di Volturara Appula potrebbe raccogliere molti voti scrollando l'albero degli elettori. Se decidesse di fondare un suo partito, arriverebbe ad un più che incoraggiante 6 per cento, portandosi dietro almeno il 17 per cento dell'area grillina. Sempre più vulnerabile. Ma il sorprendente avvocato avrebbe ampi margini di miglioramento, fino ad un vertiginoso 21 per cento, considerando da destra a sinistra i supporter non ancora ancorati ma tentati dall'idea di seguirlo. E, sempre secondo Emg, per un misterioso paradosso è lui il leader che riscuote maggior fiducia, il 43 per cento degli intervistati, anche se ha seminato i leghisti con una giravolta che nemmeno un trapezista temerario azzarderebbe. Per capirci, in questa classifica salgono sul podio, dietro di lui, un traballante Salvini, al 41%, e una scoppiettante Meloni, al 29%; solo quarto è un declinante Di Maio, inchiodato al 27%.

Il Sud, dunque. Grande serbatoio dei Cinque Stelle e potenziale polveriera, fra le aree più arretrate e più in arretramento della Ue. «È inaccettabile - calca la mano Conte - che nello stesso Paese coesistano la provincia a più basso tasso di povertà (Bolzano) e tre delle regioni a più alto rischio di indigenza, tutte del Sud».

Certo, il Mezzogiorno non si risolleverà con la leva assistenziale del reddito di cittadinanza. Il premier fa anche un esempio ad effetto: «Non è tollerabile che Matera, capitale europea della cultura, rimanga isolata dal resto del continente europeo a causa di una rete ferroviaria inadeguata». Sacrosanto.

Ma il problema non è stato affrontato per tempo e del resto queste non sono situazioni che si risolvono in sei mesi. Speriamo che tutta questa prolusione non si traduca in qualche mancia per il Sud. E nella paralisi degli investimenti al Nord.

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