Giuseppe Conte ha scelto il tema della sua campagna d'autunno. Se davvero Mario Draghi è destinato a durare fino al 2023 - come ha assicurato lo stesso Conte - i leader dei partiti di maggioranza hanno bisogno di un cavallo di battaglia per far percepire la loro presenza. E allora ecco la bandiera del M5s: il reddito di cittadinanza. Picchiare sul sussidio, tutto sommato, rappresenta una strategia a basso rischio per il nuovo presidente pentastellato. Infatti Draghi ha già tranquillizzato Beppe Grillo e Luigi Di Maio sulla conferma della misura, che quindi non sarà cassata, nonostante le minacce di referendum di Matteo Renzi e gli affondi dell'altro Matteo, Salvini. Probabilmente ci saranno delle modifiche nei prossimi mesi. Ed è su questo che incroceranno le spade i partiti. Nel frattempo Conte si sente libero di ringalluzzire la base su un tema sensibile. «I partiti di centrodestra stanno attaccando il reddito di cittadinanza, purtroppo c'è anche una forza politica che dice di non collocarsi in quell'area ma fa politiche di destra - ha spiegato da Ceglie Messapica - il reddito di cittadinanza ce l'hanno tutti nella Ue, perché è una misura di civiltà». C'è l'attacco telefonato a Renzi, c'è il richiamo della foresta sul reddito di cittadinanza. Il chiodo fisso è Italia Viva: «Ma come fai ad avere 5 milioni di persone sotto la soglia di povertà e far finta nulla, io mi meraviglio di alcune forze politiche. Io le ho avute contro quando abbiamo gestito il dossier Autostrade per l'Italia, Quelle stesse forze che difendono gli interessi di un oligopolio, poi si scagliano contro il reddito di cittadinanza, scusate ma quando sento parlare di referendum mi arrabbio». Dall'opposizione si fa sentire Fratelli d'Italia, che propone di cancellare la norma. «Finalmente quasi tutte le forze politiche cominciano a darci ragione sul Reddito di Cittadinanza - scrive Giorgia Meloni sui social - la povertà si combatte creando posti di lavoro, non con l'assistenzialismo di Stato».
Quello che è certo è che il Rdc sarà modificato, come anticipato dallo stesso Conte. Troppo divisiva la misura voluta dal M5s. Sulla reputazione del sussidio pesano i tanti «furbetti» scoperti in questi anni in giro per l'Italia. Persone che prendevano l'assegno statale e continuavano a lavorare in nero ma anche pregiudicati per reati di mafia o terrorismo e detenuti agli arresti domiciliari. L'ultima truffa è stata smascherata pochi giorni fa dai carabinieri di San Lazzaro di Savena, provincia di Bologna. L'operazione ha coinvolto 115 cittadini romeni e una brasiliana che partivano dalla Romania verso Milano esclusivamente per ottenere il reddito di cittadinanza, per poi tornare a casa, nel loro Paese, e continuare a intascare l'assegno.
Si rivolge anche all'interno dei Cinque Stelle, l'ex premier. L'avvocato è nel pantano sulla nomina dei nuovi organi del partito. In particolare, non si riesce a trovare un accordo sui tre vicepresidenti. Circolano sempre i nomi di Luigi Di Maio, Chiara Appendino, Lucia Azzolina, del fedelissimo contiano Mario Turco. Ma forse la scelta potrebbe slittare a dopo le amministrative.
Intanto Conte è sotto accusa per essere stato troppo timido sul caso del sottosegretario leghista Claudio Durigon. Dubbi dal M5s e dal Pd. Dal Nazareno sottolineano come, per portare alle dimissioni di Durigon, sia stata più efficace l'azione del segretario Enrico Letta rispetto a quanto fatto dal leader grillino.
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