Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte spinge per l'accordo Pd-Cinque stelle alle prossime elezioni regionali in primavera. È l'unica strada che gli consentirebbe di mandare avanti la legislatura e salvare la poltrona a Palazzo Chigi. Il messaggio è stato recapitato al capo dei Cinque stelle Luigi Di Maio dai due ambasciatori Riccardo Fraccaro (sottosegretario alla presidenza del Consiglio) e Vincenzo Spadafora (ministro dello Sport): senza intesa, l'esecutivo non regge. Dal fronte dem, Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini sono stati chiari: il Pd non tollera il doppio gioco del ministro degli Esteri. Alleati al governo, avversari nel voto locale. La maggioranza giallorossa dovrà presentarsi unita all'appuntamento elettorale nelle regioni al voto. Correre da avversari darebbe un vantaggio enorme al centrodestra, che rischierebbe di fare cappotto. Tre giorni fa al Quirinale, al termine del giuramento dei due neoministri, Gaetano Manfredi (Università e Ricerca scientifica) e Lucia Azzolina (Scuola), Conte ha ribadito il proprio pensiero al sottosegretario Fraccaro, tra i consiglieri più ascoltati da Di Maio: «Accordo con il Pd alle regionali o il governo non regge». Fraccaro ha incassato la strigliata del premier. E ora cercherà di convincere il ministro degli Esteri sul fatto che l'intesa con il Pd sia l'unica opzione per mantenere in vita il governo fino al 2023. Con una vittoria del centrodestra al voto in primavera, la tenuta dell'esecutivo è a rischio.
E anche dalle parti del Colle avrebbero fatto trapelare forti perplessità sull'ipotesi di mantenere in vita un esecutivo con tutte le regioni in mano al centrodestra. Il primo passo da compiere, per rispondere all'appello del capo del governo, sarà l'annullamento delle regionarie, la consultazione web lanciata dal M5s per scegliere i candidati in tre regioni al voto: Toscana, Puglia e Liguria. Una mossa considerata da Zingaretti (e da Conte) un'altra mina piazzata lungo la strada dell'esecutivo. Ma intanto le consultazioni sono partite. A giorni arriverà l'investitura dei candidati presidenti nelle tre regioni. Conte vorrebbe un passo indietro di Di Maio; auspicando l'avvio di una trattativa seria con il Pd per andare uniti all'appuntamento elettorale. L'obiettivo è trasformare l'esperienza di governo in una alleanza politica. Lo scenario è chiaro: se il leader dei Cinque stelle dovesse insistere sull'opzione, più volte ribadita, della terza via (corsa solitaria nelle regioni del M5s), si aprirebbe un problema politico per la maggioranza. E anche la convocazione del nuovo congresso in casa Pd dovrà sciogliere il nodo: alleanza politica con i Cinque stelle o fine del governo.
Conte per il suo piano può contare su tre alleati nel M5s: oltre Spadafora e Fraccaro anche Roberto Fico lavora per un traghettare i Cinque stelle nella coalizione di sinistra. Certo, al netto della linea politica nazionale, non sono pochi gli ostacoli locali per l'accordo Pd-Cinque stelle. In Campania, la regione di Di Maio e Fico, è difficile che i Cinque stelle possano convergere sul nome del governatore uscente Vincenzo De Luca. Mentre non sarà semplice superare la posizione critica di Alessandro Di Battista rispetto al patto con il Pd.
Il Dibba non resta fermo e già prepara le contromosse.
Ieri Gianluigi Paragone, senatore espulso da M5s, a Mezz'ora in Più su Raitre, ha svelato il piano: «Io e Alessandro vogliamo mettere insieme qualcosa di culturale che si richiama alle origini del Movimento, magari un gruppo di lavoro o uno spettacolo teatrale. Siamo in contatto da tempo e abbiamo le idee chiare». Operazione che punta a bloccare il piano di Conte. Il premier vuole completare la missione: consegnare il Movimento nelle mani di Zingaretti e Prodi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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