Tre Dpcm nel giro di nemmeno due settimane. Massimo Cacciari lo ha definito un "delirio normativo". Il risultato è un'infilata di contraddizioni senza alcun senso che spiazzano il Paese e finiscono per penalizzarlo pesantemente a livello economico e sociale. A leggere l'ultima lenzuolata di restrizioni firmata dal premier Giuseppe Conte non possono, infatti, sfuggire incongruenze e incoerenze disarmanti. Per esempio: perché sono state chiuse le palestre e le piscine dopo che solo pochi giorni fa gli era stato chiesto di mettersi a norma per poter continuare l'attività e loro lo avevano fatto mettendo mano, per l'ennesima volta, al portafoglio? Perché i cinema e i teatri, che comunque hanno sempre rispettato il distanziamento imposto dal Cts, sono considerati luoghi pericolosi mentre i vagoni delle metropolitane stipati all'inverosimile no? Perché un ristorante è ritenuto un posto sicuro in pausa pranzo mentre non lo è a cena? E ancora: perché un ragazzino di terza media può sedere al banco, mentre un quattordicenne di quarta ginnasio si deve sorbire la didattica a distanza?
"Io ho sempre pensato che laddove c'è un protocollo e dove il protocollo viene rispettato con rigore e severità il rischio contagio è sicuramente molto basso". Quello che dovrebbe essere un'ovvietà, oggi è importante sottolinearlo con maggiore vigore. Per questo le dichiarazioni dal viceministro per la Salute, Pierpaolo Sileri, risultano ancora più importanti a fronte di un governo che giorno per giorno sta chiudendo il Paese in un altro devastante lockdown. "Su queste misure io non ero pienamente d'accordo - ha ammesso ad Agorà - non sono, a dire il vero, pienamente d'accordo". Il punto è che la maggior parte delle scelte prese dall'esecutivo sembrano non aver alcuna evidenza scientifica. Prendiamo la scuola, per esempio. A lungo il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina ha assicurato che il virus non si propaga nelle classi. "Nelle scuole - ha giustamente rassicurato - i focolai vanno dal 3,5% al 3,8%". Eppure ecco i liceali sono stati di fatto messi in quarantena. Torna così l'incubo della dad, la ditattica a distanza.
Che dire, poi, dei quattro commensali che potranno sedersi al tavolo di un ristorante? Perché quattro? Difficile a dirsi. Avevamo provato a dare una spiegazione al "sei" usato per inquadrare il numero massimo di persone per una cena in casa e non ci eravamo riusciti. Persino il Comitato tecnico scientifico alla fine aveva dovuto ammettere che non c'era alcuna evidenza scientifica. Anche perché, all'interno dello stesso decreto, veniva garantita la possibilità di avere trenta invitati alle cerimonie e ai ricevimenti. Forse perché qui la situazione è maggiormente sotto controllo? Ma non la considerano tale a cena in un ristorante dove non c'è alcuna interazione tra i vari tavoli. E che dire dei teatri e dei cinema? Non c'è stato alcun focolaio degno di nota, eppure la scelta è stata inesorabile. "Perché, invece, le messe sono autorizzate?", si è chiesto l'ex ministro ai Beni culturali Walter Veltroni.
Leggendo gli ultimi Dpcm appare molto chiaro che il governo stia cercando di tutelarsi restringendo genericamente le libertà degli italiani anziché prendersi la responsabilità di interventi mirati ed efficaci a contrastare la diffusione del contagio. Pur essendo infatti ormai chiaro che la fascia debole è quella degli ultrasettantenni (l'età media dei decessi è salita a 82 anni e il 62,9% dei morti presenta tre o più patologie), viene da chiedersi per quale motivo Conte non si sia prodigato per proteggere gli anziani piuttosto che chiudere in casa i più giovani. È vero che il coronavirus circola diffusamente anche tra questi ultimi, ma è anche vero che ci troviamo a che fare molto spesso con asintomatici o paucisintomatici. Per questo il governatore della Liguria Giovanni Toti ha ipotizzato una separazione della popolazione su base anagrafica. "Sarebbero più utili misure per proteggere o lasciare a casa le persone più fragili, gli anziani e chi convive con varie patologie", ha spiegato in una intervista alla Stampa. La proposta è ovviamente caduta nel vuoto: l'esecutivo ha, infatti, preferito le maniere forti.
Il risultato dell'ultima stretta è un lockdown mascherato che andrà a indebolire ulteriormente la nostra economia. Per ristoranti, bar, pizzerie ed enoteche la chiusura alle 18 è una vera e propria mazzata, soprattutto dopo gli investimenti fatti negli ultimi mesi per adeguarsi alle restrizioni imposte dal governo. Quando gli è stato chiesto che venissero distanziati i tavoli per garantire il metro di distanza tra un cliente e l'altro, sono corsi ad adeguarsi. Quando gli hanno imposto una continua igienizzazione dei locali, non hanno battuto ciglio. Hanno persino piazzato gel in ogni angolo e differenziato porte di entrate e porte di uscita con tanto di linee a terra per evitare il benché minimo contato fortuito. Quando gli è stato proposto di aumentare i tavoli all'aperto, hanno acquistato i fughi per il riscaldamento da esterno. Ma non è bastato. E così è calata su di loro la mannaia. Con la beffa: possono servire a colazione e a pranzo ma un minuto prima che inizi l'aperitivo giù le serrande. Eh sì che solo qualche giorno fa i tecnici ci avevano garantito che un coprifuoco alle 23 era quel che bastava per contenere i contagi. Tutte congetture. Perché a corredo dei vari Dpcm non vengono mai allegati studi scientifici che supportino le misure prese.
Il grande assente è sempre e comunque il trasporto pubblico. Nelle grandi città i treni, le metropolitane e gli autobus vengono quatidianamente presi d'assalto da chi deve andare al lavoro e non può permettersi il lusso dello smart working. Non solo la capienza è stata alzata all'80%, ma non è stato nemmeno incrementato il numero delle corse né sono stati eliminati i balzelli, come l'Area C, che devono essere pagati per entrare nel centro storico. E che dire dei vigili? Sono in giro a dare multe. Scoraggiato il viaggio in automobile, i lavoratori si riversano tutti sui mezzi pubblici.
Sebbene non ci sia uno solo a muoversi senza la mascherina, il governo crede davvero che una metropolitana strapiena sia meno rischiosa di un ristorante i cui tavoli sono ben distanziati o di un campetto da calcio dove alcuni ragazzini tirano quattro calci al pallone e si allenano per la partita della domenica? Forse, anziché spaccare il capello in quattro per capire chi fa jogging e chi cammina o sprecare carta per spiegare cos'è "attività motoria" o cosa non lo è, qualcuno a Palazzo Chigi dovrebbe concertarsi maggiormente su interventi che contengano davvero il virus senza farci morire di fame.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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