La voce girava da qualche giorno: Conte vuole una polizza contro le turbolenze che agitano la maggioranza. E la proroga dello stato d'emergenza è la maniera più spiccia, anche se decisamente brutale, per tornare al momento più felice del suo governo: quello in cui gli italiani erano tutti sbarrati in casa, il premier governava a colpi di Dpcm monopolizzando a comando le tv e i sondaggi sul gradimento volavano.
Non è la prima volta che si parla di una possibile proroga. A metà maggio saltò fuori che c'era una norma infilata nelle bozze del Dl Rilancio che prorogava l'emergenza addirittura fino a gran parte del 2021. Solo un equivoco si disse, «una formulazione infelice», disse il costituzionalista Stefano Ceccanti del Pd. Coincidenza, proprio quando il decreto si avvia all'approvazione definitiva senza quella norma, Conte buttà lì la notizia in moto irrituale: «È una decisione che dobbiamo prendere in Consiglio dei Ministri - ha spiegato in mattinata il premier a Venezia - Lo stato di emergenza non significa che non teniamo sotto controllo il virus, l'eventuale proroga significa che siamo nella condizione di continuare ad adottare le misure necessarie, anche minimali. Non vi dovrete sorprendere se la decisione sarà prorogarlo, ragionevolmente lo prorogheremo».
La mossa non arriva del tutto a sorpresa. Conte ne avrebbe parlato con i capidelegazione e ha l'appoggio del suo governo che in questo modo si autoblinda. E non solo fino al 31 dicembre. L'obiettivo, si mormora nella maggioranza, è arrivare così fino al semestre bianco. Se la proroga attuale arriva sull'onda di qualche sporadico focolaio e con le terapie intensive vuote, difficile immaginare che in pieno inverno si possa tornare alla normalità. La voce circolava da qualche giorno, tanto che il comitato per la legislazione della Camera, una commissione dai poteri particolari che esiste solo a Montecitorio in cui è rappresentata tutta la maggioranza e che spesso decide all'unanimità, ha approvato un ordine del giorno ispirato proprio dal dem Stefano Ceccanti che ha alzato un argine: il documento chiede all'esecutivo di riferire alle camere sullo stato d'emergenza e di procedere all'eventuale proroga attraverso un decreto legge (che quindi richiederebbe un voto del Parlamento per essere convertito) e non un'ordinanza del Consiglio dei ministro come accadde il 31 gennaio quando l'emergenza fu dichiarata per la prima volta.
Conte, tra l'altro, non avrebbe nemmeno coinvolto nella decisione il Comitato tecnico scientifico che avrebbe potuto fornire almeno un paravento tecnico, secondo quanto riferisce all'Huffington post da una fonte interna. E se l'autoproroga agita il Pd, parte del M5s e Italia viva («il premier ha il dovere di recarsi in parlamento», dice Marco Di Maio), l'opposizione sale sulle barricate. Da Meloni e Salvini il no è secco. Ma anche le capogruppo di Forza Italia Bernini e Gelmini sono critiche.
Il primo consiglio dei ministri utile sarebbe lunedì ma dopo la levata di scudi il premier rallenterà un po'. Da Palazzo Chigi fanno sapere che accetteranno il gentile invito a un passaggio in Parlamento.
E poi via libera al «Conte re», caso unico in Europa dove lo stato d'emergenza si centellina. Surclassato Orban: il parlamento ungherese ha votato la fine dei pieni poteri già tre settimane fa. Stai a vedere che ora l'emergenza democratica d'Europa è l'Italia?
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