Chi parla di cosa? I ruoli formali sembrano chiari con la divisione dei ministeri tra grillini e leghisti, ma la confusione sembra regnare sovrana nel governo gialloverde.
Qualche esempio. C'è un ministro per gli Affari europei che è dunque una delle persone più titolate del governo per parlare di Ue e di rapporti dell'Italia con Bruxelles. È il professor Paolo Savona, noto alle cronache per lo scontro che sul suo nome si è consumato con il presidente della Repubblica che non lo ha voluto al Tesoro. Eppure da quando il governo si è insediato, il ministro Savona non ha proferito verbo, rispondendo con il silenzio alle domande di giornalisti («Sono un uomo di poche parole e molti silenzi»). E chi parla di Europa, al posto del ministro dei rapporti con l'Europa? Quasi tutti, tranne Savona, ma soprattutto l'economista-leghista-euroscettico Alberto Bagnai, attualmente deputato semplice, che ieri è andato direttamente al Parlamento Europeo a parlare di Europa, moneta unica etc. Ma poi, chi parla di flat tax? In teoria dovrebbe farlo il premier, o il ministro dell'Economia. Invece lo fanno entrambi i vicepremier, anche nello stesso luogo. All'assemblea di Confcommercio, le imprese che attendono di capire quale sarà il tax rate sotto il nuovo governo, ecco comparire entrambi, sia Di Maio, che Salvini, a spiegare entrambi la flat tax. Di Maio ha doppia delega (Lavoro e Sviluppo Economico) e si intesta anche la riforma fiscale bandiera della Lega, mentre il leader della Lega non rinuncia a promuoverla anche se la sua di delega, l'Interno, prevederebbe altre incombenze di cui occuparsi, dalla sicurezza all'immigrazione alle forze di polizia, tutto tranne il fisco. E di flat tax parlano, quasi da titolari del dossier, sia Armando Siri, il consigliere economico di Salvini sul versante fiscale, sia l'economista Borghi appena eletto, sia appunto Bagnai, ma sostenendo versioni leggermente differenti.
Del resto è difficile trovare un ambito di cui Di Maio e Salvini, vicepremier ma entrambi premier di fatto, non parlino. La Russia, tema che spetterebbe al ministro degli Esteri, il professor Enzo Moavero Milanesi. Che però non si è espresso sulla questione dei rapporti con la Russia e Nato, su cui invece hanno parlato Di Maio e Salvini. Quest'ultimo prima ha ribadito «le sanzioni contro la Russia non servono», poi in serata, a un ricevimento dell'ambasciatore di Mosca in Italia, ha aggiunto che «su un possibile veto alle sanzioni dobbiamo ragionare». Senza dimenticare un po' di esercito: «Sono favorevole alla reintroduzione del servizio militare».
Ma soprattutto è ambiguo il ruolo del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il «fuorionda» durante il discorso sulla fiducia alla Camera, in cui il premier chiede a Di Maio il permesso di trattare un certo argomento (la risposta è no, e infatti sorvola), spalanca i dubbi sull'indipendenza del presidente del Consiglio dai due leader della maggioranza che lo sostiene. Chi guida veramente il governo, lui oppure Salvini e Di Maio? Poi c'è il «ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo», occupato da Alberto Bonisoli, tecnico in quota Cinque Stelle.
Si occuperà lui di turismo dunque? No, o almeno non solo, perché lo farà anche il leghista Gian Marco Centinaio, ministro delle Politiche Agricole, che nel totoministri era dato per certo al Turismo (nella vita è direttore commerciale di un tour operator), e infatti alla sua prima uscita ieri dagli agricoltori ha annunciato che sarà «il ministro dell'Agri-Turismo». Sempre che non facciano anche questo Salvini e Di Maio.
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