Conte il trasformista ora sogna di fare il Mélenchon italiano

Il capo del Movimento, accerchiato da Grillo e Casaleggio, pensa ancora di candidarsi a premier ma con una sinistra radicale

Conte il trasformista ora sogna di fare il Mélenchon italiano
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Per Goffredo Bettini Giuseppe Conte «ha compiuto una gigantesca impresa». Per Davide Casaleggio, invece, l'avvocato di Volturara Appula «ha distrutto il M5s». Ma tra il Pd e l'ortodossia delle origini, per il momento, Conte sembra intenzionato a percorrere una terza via. Una strada che, nelle sue intenzioni, porta sempre a Palazzo Chigi. Ma i compagni di strada non sono né i grillini della prima ora né i dem di Elly Schlein. Conte, piuttosto, guarda a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Svincolarsi dall'abbraccio con il Nazareno, ma senza uscire completamente dalla prospettiva del campo largo. È il sogno del Conte-Mélenchon, coerente anche con il posizionamento europeo scelto dai pentastellati: a sinistra del Pd con «The Left», insieme a Fratoianni. «Non possiamo appiattirci sul Pd ma non ha più senso nemmeno dire che non siamo né di destra né di sinistra», spiegano dal gruppo parlamentare dei Cinque Stelle, anche tra gli uomini più vicini all'ex premier. Che ribadiscono: «Noi non saremo mai gli junior partner della Schlein». Il che significa continuare a coltivare l'ambizione di proporsi come leader della sinistra, magari passando attraverso la scommessa di una candidatura alle prossime primarie di coalizione, quando ci saranno. Presumibilmente nel 2027, prima delle elezioni politiche. «Bonelli e Fratoianni hanno scelto bene i candidati delle europee e non stanno sbagliando una mossa, ma di certo nessuno dei due può presentarsi come leader dei progressisti, non hanno il carisma», riflettono in ambienti vicini ai vertici pentastellati. Ed è il disvelamento di uno dei possibili piani contiani: intercettare il mondo a sinistra del Pd, puntando sul pacifismo e l'ambientalismo, con il supporto dei rossoverdi. Il tutto con l'obiettivo di tenere vivo l'orizzonte di diventare il capo della sinistra italiana.

Schemi di gioco molto diversi rispetto a ciò che rappresentava il M5s delle origini. «Quella che avviammo con mio padre e Grillo» è un'esperienza chiusa, ha detto Davide Casaleggio al Giornale. Poi, nella stessa intervista, dice di non pensare a una scissione, ma bensì «alla possibilità di fare partecipare le persone direttamente a singole battaglie, con gli strumenti digitali. In massa». D'altro canto, c'è sempre Bettini, ancora inossidabile supporter di Conte. Il dirigente dem, parlando con La Stampa, definisce il M5s contiano «uno dei rami fondamentali dell'albero progressista».

Allo stesso tempo, tratteggia un centrosinistra a tre punte, con il Pd, il M5s e un «polo liberale, libertario, moderato ma modernizzatore».

Ma, dopo le regionali in Umbria e Emilia-Romagna, è lecito attendersi una radicalizzazione a sinistra da parte di Conte. L'avvocato, che voleva fare il capo del centrosinistra, ora si è messo in testa di guidare la sinistra radicale. E, da quella posizione, provare a insidiare il Pd di Elly Schlein.

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