Politica

Voto e inchieste, Conte nel mirino. Lui: "Il premier resto io"

La precisazione sullo scoop del Financial Times: "Il premier si è astenuto anche formalmente da ogni decisione circa l'esercizio della golden power"

Voto e inchieste, Conte nel mirino. Lui: "Il premier resto io"

Una sconfitta prevista. A cui si aggiunge lo scoop del Financial Times che lo vede legato a un fondo sotto indagine del Vaticano. Per Giuseppe Conte una doccia fredda che mette a rischio pure il suo ruolo a Palazzo Chigi. Il premier però resiste citando Modugno: "Ho il sole, il cielo e il mare...".

Il pesantissimo risultato subito da Movimento 5 Stelle e Partito democratico nelle elezioni Regionali in Umbria potrebbe avere ripercussioni sul governo giallorosso, anche se già ieri sera sono arrivate le rassicurazioni del caso da parte del dem Andrea Marcucci: "È una sconfitta evidente, che non avrà conseguenze sul governo". Per evitare la debacle Giuseppe Conte si era presentato al fianco di Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti e Roberto Speranza: una foto concessa per tentare di rafforzare quanto più possibile Vincenzo Bianconi, risultato debole anche per colpa della scelta "all'ultimo momento", fanno sapere da Palazzo Chigi.

Conte si difende: "Il premier resto io"

Per il premier sarà una situazione piuttosto complicata da gestire, considerando anche l'imminente approdo della manovra in Parlamento. Dovrà svolgere il suo classico lavoro di intermediazione, diplomazia e stabilizzazione. Anche perché certamente non mancheranno ulteriori malumori all'interno della maggioranza.

Se da una parte c'è l'ala renziana che ora gonfia il petto perché aveva previsto il flop e dunque aveva preso le distanze dal laboratorio M5S-Pd in Umbria, dall'altra ci sono anche diversi grillini pronti a rimarcare il loro dissenso per il matrimonio forzato con i dem e a mettere nuovamente in discussione la figura del capo politico. Luigi Di Maio aveva smentito ogni caos nei suoi confronti, ma in realtà quella famosa ribellione scoppiata nel corso dell'incontro che doveva stabilire le procedure per eleggere il nuovo capogruppo al Senato ha motivazioni ben solide.

Ovviamente non sono da escludere clamorose sorprese, magari non nell'immediato ma anche verso inizio anno: il 26 gennaio si voterà in Emilia-Romagna e la caduta della roccaforte rossa potrebbe rappresentare il colpo di grazia per l'esecutivo. Ma - sottolinea il Messaggero - comunque Conte prosegue il suo lavoro, convinto di voler andare avanti, anche se non a tutti i costi: al momento però non riesce ad ipotizzare un terzo governo nella medesima legislatura senza la sua presenza a Palazzo Chigi. Tradotto: non ci sono altri premier, altrimenti si torna al voto.

Palazzo Chigi: "Nessun conflitto di interessi"

Dopo la bufera scoppiata attorno a Giuseppe Conte per lo scoop del Financial Times, da parte di Palazzo Chigi è arrivata una pronta risposta per cercare di spiegare e chiarire quanto accaduto: "Nei primi giorni del maggio 2018 l'allora avvocato Conte ha ricevuto dalla società Fiber 4.0 l'incarico di scrivere un parere pro veritate circa il possibile esercizio, da parte del governo, dei poteri di golden power nei confronti della società Retelit". E nessuno avrebbe immaginato che pochi giorni dopo, proprio un governo presieduto dall'avvocato, "sarebbe stato chiamato a pronunciarsi proprio sulla specifica questione oggetto del parere".

"Non c'è conflitto di interesse"

Il presidente del Consiglio al fine di evitare ogni possibile conflitto di interesse "si è astenuto anche formalmente da ogni decisione circa l'esercizio della golden power". Non si era infatti presentato al Consiglio dei ministri del 7 giugno 2018 che ha dato il via libera all'esercizio dei poteri di golden power "astenendosi formalmente e sostanzialmente da qualunque valutazione".

Palazzo Chigi, affermando nuovamente che non si sarebbe trattato di conflitto di interesse, ha specificato che Conte in quel momento si trovava in Canada per il G7 e dunque "non esiste nessun conflitto di interesse, rischio questo che peraltro era già stato paventato all'epoca da alcuni quotidiani". È stato poi ribadito che "la circostanza era stata già chiarita, anche con riferimento ai rapporti col sig. Mincione, che Conte non ha mai incontrato né conosciuto".

Infine è stato precisato che il premier "ha reso solo un parere legale e non era a conoscenza e non era tenuto a conoscere il fatto che alcuni investitori facessero riferimento ad un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano e oggi al centro di un'indagine".

Commenti