Nel menu che il ministero dell'Economia presenterà al premier c'è l'uscita flessibile a costo zero per le casse dello Stato. Ipotizzando l'esempio della nonna fatto da Renzi, una donna potrebbe decidere di andare in pensione a 62 anni di età, in anticipo di 4 anni secondo le regole vigenti. Ma il taglio dell'assegno sarebbe tra il 20 e il 30%. Effetto di un calcolo molto semplice, cioè l'applicazione del metodo contributivo al calcolo della rendita a chi vuole andare in pensione in anticipo. Meno contributi, assegno più leggero. Poi, montante contributivo (cioè l'insieme dei contributi) calcolato con un metodo meno vantaggioso. Il punto debole di questo sistema è che scarica tutti i costi del contributivo su chi lo sceglie.
«Uno svantaggio che finirebbe per convincere la famosa nonna ad aspettare altri quattro anni e, con i risparmi, pagare una baby sitter», ironizza un esperto di previdenza. Il vantaggio è che i conti pubblici sarebbero salvaguardati, anche se vanno definiti molti dettagli importanti, ad esempio un livello minimo di contribuzione.
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