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Prima convention Fi orfana di Berlusconi "Avanti tutti uniti come avrebbe voluto il nostro leader"

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Prima convention Fi orfana di Berlusconi "Avanti tutti uniti come avrebbe voluto il nostro leader"

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Novara. È stata l'emozione la protagonista indiscussa della prima convention di Forza Italia dopo la morte di Silvio Berlusconi, che si è svolta ieri al Castello di Novara. Le parole più pronunciate, sono state: «libertà, unità e obiettivi condivisi».

Dopo un video dei momenti più salienti della vita politica del presidente, è toccato al ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, prendere la parola e spezzare l'onda emotiva della platea della Festa Azzurra, nata come appuntamento piemontese per lanciare la prossima candidatura di Alberto Cirio alla Regione Piemonte e trasformata in una importante kermesse nazionale.

«Siamo qui per ribadire che non c'è nulla di nuovo e nulla di diverso rispetto alla linea tracciata dal nostro presidente - ha esordito il ministro piemontese -. Il senso di responsabilità deve prevalere sulla tentazione, spesso ricorrente, di far prevalere logiche personalistiche. Non ce lo possiamo permettere. È necessario proseguire sulla rotta tracciata dal nostro presidente ricordando i tratti distintivi della sua politica: la libertà e la semplicità che ha sempre messo al centro la persona con i suoi desideri, i suoi bisogni, le vittorie e le sconfitte. Berlusconi è stato il padre del centrodestra e se ora c'è il governo Meloni è perché lui ha sdoganato la politica del centrodestra».

Un fragoroso applauso ha interrotto il discorso del ministro Zangrillo quando ha precisato che ora Forza Italia «deve seguire gli insegnamenti di Berlusconi, che ha sempre creduto nel merito delle tante persone capaci di Fi. È da qui che dobbiamo partire per guardare oltre, verso un futuro che raccoglie i temi centrali indicati dal nostro presidente». Zangrillo ha concluso ricordando le parole del leader: «Il Paese non ci chiede compromessi al ribasso, ci spinge ad assumerci la nostra parte di responsabilità con un metodo e una cultura che mettano il rispetto al posto della faziosità, che mettano una polemica vivace al posto della guerriglia paralizzante, che mettano la bellezza della politica capace di cambiare le cose e di migliorarle al posto della demagogia, del chiacchiericcio, del teatrino e dell'inganno».

È stata Licia Ronzulli, capogruppo al Senato, a dire ciò che la sala più attendeva: «Grazie al nostro leader fondatore, Forza Italia in tre decenni è diventato il perno su cui ruota il centrodestra ed è questa l'eredità più grande che ci ha lasciato Silvio Berlusconi. Lui ci ha insegnato che nulla si può ottenere se non si ha una squadra, se non si hanno obiettivi da raggiungere insieme. Ognuno di noi, con le sue qualità e le sue diversità è un tassello importante che rende più forte l'intera squadra. È per questo che noi andremo avanti uniti e credo che sia giusto che Antonio Tajani diventi presidente di Forza Italia, non solo perché è già coordinatore nazionale e vicepresidente ma anche perché ne ha le capacità e l'esperienza. Sarà lui a traghettare il nostro partito fino al Congresso del 2024».

Ed è stato proprio Tajani a chiudere la Festa azzurra: «Parlo con la morte nel cuore - ha esordito - ma sono convinto che anche se Berlusconi non c'è più fisicamente, lo è il suo progetto politico. Milioni di persone credono in quei valori e in quel modello di Italia che lui ha voluto costruire».

Spesso interrotto dagli applausi, Tajani ha concluso ricordando che «è necessario affrontare le sfide per rendere onore al lavoro di Berlusconi e diventare sempre di più il partito che mette al centro il cittadino».

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