Coppia dell'acido: 16 anni alla bocconiana, nove al «gregario»

La ragazza in lacrime dopo la sentenza: «Non è giusto, i giudici si accaniscono su di me»

Cristina BassiMilano «Ora sappiamo chi è stato. Non sapremo mai il perché»: Alberto Savi inquadra con poche parole la giornata di ieri. Quella della condanna in primo grado di Martina Levato e Andrea Magnani, accusati di aver sfigurato con l'acido suo figlio Stefano. La sentenza pronunciata dal gup di Milano Roberto Arnaldi - 16 anni per Levato e 9 anni e quattro mesi per Magnani - non mette la parola fine al caso della «coppia dell'acido». Perché sono previste altre tappe, a partire dal processo al fidanzato della Levato Alexander Boettcher che riprende domani. E perché non può spiegare la serie di aggressioni che la Procura attribuisce alla coppia «diabolica» Levato-Boettcher e al presunto basista Magnani. Ieri la condanna a quest'ultimo e alla 24enne ex bocconiana, che avevano scelto il rito abbreviato. Le motivazioni si conosceranno tra 60 giorni. Martina è scoppiata in lacrime, dopo essere rimasta impassibile alla vista in aula di Stefano, che ha voluto essere presente con il padre. Il pm Marcello Musso aveva chiesto 20 e 14 anni. Per la ragazza la pena si aggiunge a quella a 14 anni già inflitta, sempre in primo grado ma questa volta insieme a Boettcher, per aver sfigurato con l'acido Pietro Barbini. Il gup ha accolto l'accusa principale di associazione per delinquere, contestata da Musso e dal procuratore aggiunto Alberto Nobili. Sono state riconosciuti tutte le aggressioni attribuite ai due imputati: ai danni di Savi (da parte di Levato e Magnani), di Barbini (Magnani), quella tentata a Giuliano Carparelli (Levato e Magnani) e il tentativo di evirazione di Antonio Margarito (Levato). La giovane è stata condannata anche per calunnia nei confronti di Margarito, perché lo aveva accusato di violenza sessuale. È stata assolta invece dall'accusa di rapina del cellulare di Carparelli, mentre Magnani è stato prosciolto per una simulazione di reato. Nessuna attenuante è stata riconosciuta e a Martina è stata inflitta anche la libertà vigilata per tre anni dopo l'esecuzione della pena. Il legale di Barbini, Paolo Tosoni, è soddisfatto per la provvisionale di risarcimento da un milione di euro: «Dimostra la gravità dei fatti». Un altro milione è andato a Savi e risarcimenti minori sono stati assegnati alle altre parti lese. È sorridente ma molto emozionato Stefano Savi, quando esce dall'aula. È stato sfregiato all'alba del 2 novembre 2014. Per errore: somiglia a Carparelli, vero obiettivo della follia «purificatrice» contro gli ex di Martina. Cappellino e occhiali scuri, si prepara all'ennesima operazione chirurgica: «L'importante è che li condannino - dice prima della sentenza -. Io sto bene. Certo, il ritorno alla vita normale è difficile, indosso ancora una maschera protettiva 15 ore al giorno. Se i responsabili di tutto questo mi hanno mai rivolto la parola? No. Ma è meglio così».Martina alla lettura della sentenza è scoppiata a piangere: «Si sono accaniti contro di me», ha detto ai suoi legali. Che gia annunciano ricorso (come quelli di Magnani) e parlano di «sentenza profondamente ingiusta». Alessandra Guarini è dura: «Le hanno dato 16 anni come a Stasi e alla Franzoni.

C'è qualcosa che non torna. Contro Martina c'è stato accanimento. Il clamore attorno a questa vicenda ha finito per influenzare i giudici». Soddisfatto il pm Musso: «È stata riconosciuta l'esistenza della Banda dell'acido».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica