Coronavirus

Ora il governo fa l'"ottimista": Di Maio convoca gli ambasciatori

Il ministro degli Esteri parteciperà ad alcune riunioni per fornire ai diplomatici stranieri informazioni importanti sullo stato dell’epidemia

Ora il governo fa l'"ottimista": Di Maio convoca gli ambasciatori

Ora, all’interno della crisi da coronavirus, si muove anche il ministero degli Esteri. Il ministro, Luigi Di Maio, a quanto si apprende, nel corso di una riunione alla Farnesina, ha dato indicazione alla segreteria generale di convocare tutti gli ambasciatori dei Paesi esteri accreditati in Italia al fine di fornire loro un'informazione corretta sull’andamento del contagio sul territorio italiano. Sulle misure adottate e sui risultati in termini di contenimento del virus.

Agli incontri parteciperanno anche funzionari della protezione civile e dell’autorità sanitaria nazionale. “In questo momento - ha ripetuto Di Maio - bisogna essere trasparenti con ogni nostro partner e alleato, proprio perché dalla trasparenza si misura l’affidabilità di un Paese all’interno della comunità internazionale”. Fino a qualche giorno fa noi italiani non avevamo, infatti, alcun problema a viaggiare nel mondo. Oggi, il contagio da coronavirus sta ridisegnando le logiche delle frontiere. E, ahinoi, siamo diventati in poche ore, quelli da tenere sotto una lente di ingrandimento.

Ma l'Italia, si sa, proprio nei momenti più disperati dimostra di che pasta è fatta. C'è orgoglio e determinazione nelle parole del premier, Giuseppe Conte. Rilancia. Vuole un Paese forte che riesca a uscire dalla crisi: “Avevamo annunciato una cura da cavallo. Una terapia d’urto per l’economia: stiamo varando misure per il rilancio del sistema economico e l’emergenza ci dà maggiore determinazione. Chiameremo a raccolta tutte le forze del Paese, dimostreremo agli occhi del mondo che da un’emergenza l’Italia può uscire a testa alta”.

Intanto, molti Paesi hanno predisposto la quarantena obbligatoria per chi arriva dall’area lombardo-veneta. La Francia raccomanda l’autoisolamento a chi rientra da Lombardia e Veneto. L’Austria blocca treni per ore al Brennero. Il governo italiano e le regioni cercano di abbassare i toni. Cercano di sdrammatizzare. In generale, è molto probabile che essendo in una fase in costante evoluzione anche le regole per chi viaggia possono variare in breve tempo.

Al momento gli unici italiani che non possono spostarsi all'interno del territorio nazionale sono quelli della famigerata zona rossa. Per loro è scattata una limitazione territoriale, misura necessaria per contenere il contagio. Possono muoversi liberamente all’interno dell’area dei focolai, ma non oltrepassarla. Per il resto dei cittadini italiani, la situazione è in evoluzione. Molto spesso viene richiesto dalle autorità delle varie regioni che in caso di spostamento scatti una necessaria comunicazione alle Asl di competenza. Tanto per autocandidarsi a potenziali untori. Cosa, del resto, assolutamente necessaria per limitare l’espandersi dell’epidemia da coronavirus.

È un po’ diverso il discorso per chi dall’Italia deve recarsi all’estero. I maggiori Paesi europei e occidentali non impongono limitazioni, al momento. Ma sono sempre più numerosi le nazioni che sconsigliano i viaggi in Italia. Alcune hanno già adottato misure preventive. Il caso più emblematico è accaduto con un aereo Alitalia bloccato sull’isola Mauritius, nell’oceano Indiano. A bordo circa 40 passeggeri, sui 212 totali, provenivano da Lombardia e Veneto. E le autorità locali hanno deciso di non farli sbarcare. Poco dopo è arrivata anche una comunicazione ufficiale del ministro degli Esteri del Paese che di fatto ha chiuso i confini dell’isola ai cittadini italiani che provengono da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna (oltre che ai coreani e ai cinesi).

Fra gli Stati che hanno deciso di adottare misure restrittive nei confronti dei cittadini italiani si è aggiunta la Gran Bretagna.

Il dipartimento della Sanità londinese invita i cittadini britannici di ritorno dalle regioni italiane interessate dalla diffusione del coronavirus a mettersi in quarantena volontaria, a prescindere dalla presenza di eventuali sintomi.

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