Coronavirus

Coronavirus, Speranza ammette: "Non so se rifarei tutto"

Il ministro della Salute non è convinto come il premier Conte: "Ci sarà modo di ragionare su tutto e lo farò con la massima serietà"

Coronavirus, Speranza ammette: "Non so se rifarei tutto"

Se da una parte Giuseppe Conte è convinto del suo operato e rifarebbe tutto nella gestione dell'emergenza Coronavirus che ha colpito l'Italia, dall'altra Roberto Speranza è più cauto e usa la diplomazia prima di giudicare le proprie mosse nei terribili mesi che hanno caratterizzato il nostro Paese. Il ministro della Salute infatti, rispetto al presidente del Consiglio, vuole andarci piano: "Non so se rifarei, sinceramente. Ci sarà modo di ragionare su tutto e lo farò con la massima serietà". Comunque ha assicurato di aver agito sempre "avendo a cuore la salute e la vita delle persone".

Nel corso dell'intervista rilasciata al Corriere della Sera, il capodelegazione di Liberi e uguali ha parlato anche dell'incontro con i giudici che si è tenuto a Palazzo Chigi (dove è stato ascoltato come persona informata sui fatti da Maria Cristina Rota, il procuratore aggiunto di Bergamo) dicendosi perfettamente d'accordo con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha invitato all'unità nazionale anche per rispetto nei confronti delle vittime causate dal Covid-19: "Davanti a una crisi come questa le istituzioni repubblicane devono lasciare da parte polemiche e unirsi per risolvere i problemi". E ha sottolineato di non sentirsi preoccupato di finire indagato per la mancata chiusura di Nembro e Alzano: "E comunque chiunque abbia avuto responsabilità a tutti i livelli deve essere pronto a rendere conto senza paura, con massima serenità e trasparenza. È il bello della democrazia".

L'accordo sul vaccino

Il titolare del dicastero di Viale Giorgio Ribotta è poi tornato sulla questione relativa all'accordo trovato sul fronte del vaccino, con l'azienda biofarmaceutica Astrazeneca che si occuperà di distribuire milioni di dosi di vaccino in tutto il continente europeo. "Con questa firma l'Italia è in prima fila nella grande sfida mondiale per la ricerca del vaccino, esce a testa alta dalla drammatica esperienza di questi mesi e pianifica il proprio futuro", ha commentato. Lo giudica un risultato molto importate, frutto di un duro lavoro riconosciuto anche da von der Leyen, Michel, Sassoli e Gentiloni: "È il riscatto di un Paese che è stato colpito duramente per primo e che adesso si vuole rialzare". Grazie alle due importanti realtà di Pomezia e Anagni, un pezzo significativo del processo produttivo si realizzerà proprio da noi.

L'intesa riguarda 400 milioni di dosi, di cui i primi 60 milioni saranno disponibili a partire dall'autunno: "L'Italia è nel gruppo di testa, fra i Paesi che devono gestire il vaccino". Speranza infine ha ribadito che il vaccino deve essere inteso come un diritto di tutti, non come un privilegio di pochi. Pertanto pagherà lo Stato, rendendolo gratuito a cominciare dalle classi più a rischio: "Stiamo parlando del vaccino più avanti di tutti, la cui sperimentazione sull'uomo è partita ad aprile".

Anche se per la vera svolta bisogna attendere il via libera dell'Agenzia europea per i medicinali, questo viene considerato un passo importante per assicurare che l'Unione europea "non resti schiacciata tra i giganti Cina e Usa, che giocano una partita epocale".

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