L' America latina poco importa ai media quanto interessa alle multinazionali e a chi sa che a quelle latitudini, a oliare le catene giuste, si possono fare grandi business. Uno strabismo complice che porta ad analisi superficiali mentre la verità è che, per capire gli accadimenti di Caracas e Buenos Aires, di Brasilia e Bogotà, a poco servono gli occhiali occidentali. Primo perché i populisti europei al confronto dei latinoamericani sono accademici della crusca. I discorsi di Maduro che minaccia di arrestare gli avversari politici perché «squallidi, criminali e terroristi», o quelli in cui elogia la dittatura castrista e propone come modello eroico Che Guevara- pluriassassino confesso in una storica sessione dell'ONU - sarebbero «di sinistra» solo se fossimo ancora in piena Guerra Fredda.
Però il Muro di Berlino è caduto e allora quella che va per la maggiore in America latina è una sinistra cavernicola e militarista, lontana anni luce, ad esempio, dai liberali alla Piero Gobetti, uno che se l'altroieri fosse stato in Venezuela, non sarebbe inorridito tanto per l'azione di Pérez ma per il sequestro del Parlamento fatto dalla Guardia Bolivariana. Già perché martedì scorso per quattro ore deputati e giornalisti venezuelani sono stati bloccati nell'emiciclo parlamentare, con fuori i tank e gli sgherri di Maduro pronti a sparare. Il liberale Gobetti ne avrebbe sicuramente scritto, così come avrebbe denunciato il video in cui si vede il capo dell'Unità locale della Guardia Bolivariana tal sergente Lugo minacciare il presidente del Parlamento Borges e, dopo neanche un minuto, spintonarlo.
Cavernicoli i chavisti ma anche i peronisti argentini che, dalla fine dell'ultima dittatura, non hanno mai consentito ad un presidente non peronista di finire il suo mandato. Macri non è un genio, a Baires l'economia va male ma fa rabbrividire che la soluzione sia il ritorno della corrotta Cristina Kirchner neocandidata al Senato che quando lasciò la Casa Rosada si portò via persino i bicchieri oltre ad avere centuplicato il suo patrimonio. Come fa rabbrividire il discorso con cui s'è difeso dalle accuse di corruzione Temer, il primo presidente brasiliano della storia ad essere denunciato in sede penale. Preso con le mani nel sacco di tangenti milionarie ha promesso di «resistere, resistere, resistere» per difendere il suo «onore di fronte alla famiglia». Povero Brasile alle prese con una crisi istituzionale, politica ed etica senza precedenti tutti i sei presidenti del periodo post dittatura sono coinvolti chi più (Lula) chi meno (Dilma) nella Mani Pulite locale ma anche povero Messico. Maggio scorso è stato il mese più sanguinoso degli ultimi vent'anni per il paese del tequila.
A causa della guerra tra narcos susseguente all'estradizione del Chapo Guzmán negli USA ma, anche, per l'assenza di uno Stato degno di questo nome e per la collusione atavica col crimine di polizia, magistratura e mondo politico. La Colombia potrebbe essere modello di pace, non fosse per la coca fonte di corruzione e sangue senza pari.PMan
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