La corsa di Mr. Expo è partita in salita: la sinistra lo boicotta

I sostenitori di Balzani e Majorino, sconfitti alle primarie, voltano le spalle a Sala. E Sel pensa alla sfida con un nome alternativo

La corsa di Mr. Expo è partita in salita: la sinistra lo boicotta

Milano - Non basta indossare la maglietta del Che, ha vinto le primarie, ma i militanti di sinistra si rifiutano di votare Beppe Sala sindaco di Milano. L'avviso di «strappo» è stampato sulle bacheche Facebook degli ex avversari. «Sono state primarie molto belle e sarò assolutamente in campo per dare una mano. A Milano non nascerà il Partito della nazione, rassicuro i dubbiosi». Parola di Pierfrancesco Majorino, l'assessore al Welfare che ha sfidato il manager dall'ala più sinistra del Pd. Dopo una campagna di veleni e colpi bassi, anche la vicesindaco Francesca Balzani (sponsorizzata da Pisapia) ieri ha ribadito su Facebook: «Milano ha una gran voglia di partecipazione a sinistra. Continuiamo a lavorare per Sala e la coalizione, idee e progetti vengono prima dei ruoli personali». Ma la base si ribella. C'è chi li accusa di «primarie combinate» e esclude di seguirli in un tafazzismo senza fine mai. «Io Sala non lo voterò, non mi rappresenta e non rappresenta la sinistra» scrive sulla bacheca della Balzani un elettore deluso. «Saremo tantissimi a non votarlo - aggiunge un'altra - quindi ben venga una lista indipendente di sinistra». Stesso disco saltando dalla vice a Majorino. «La sinistra come sempre fa schifo, continua a dividersi e a far vincere la destra, perché indubbiamente il manager Sala è di destra e farà solo gli interessi della borghesia milanese. Vabbè che pure voi non scherzate in quanto a consensi borghesi». «Ora - pronostica un altro - Sala, se vincerà, porterà tutto il peso degli interessi che gli gravitano intorno». C'è da divertirsi. «Ma questa non è la sinistra - scrive un altro - è il partito degli affari camuffato. E dietro a questo business party c'è Renzi». C'è chi non dimentica le file di cinesi ai seggi: «Con il voto clientelare si ottiene tutto ormai. C'erano cinesi che non sapevano neanche chi fosse Sala». Commenti più o meno tranchant, ma il finale è sempre: «Io Sala a giugno non lo voterò mai».La campagna di mister Expo parte in salita. Peraltro, ha chiuso con il 42% delle preferenze, 25.593 schede. La Balzani si è fermata al 34% ma lo scarto tra i due è di 5mila voti. Majorino ha raccolto 13.913 schede (il 23%). Sala non ha stravinto, è deve già fare i conti con 35mila potenziali elettori ribelli. L'Università Statale, che all'uscita di 51 seggi ha intervistato 3mila elettori, sostiene che «il 65% di chi ha scelto Balzani o Majorino ha dichiarato che rimarrà comunque fedele al centrosinistra». Letto al contrario: un terzo ha già scartato l'uomo del Pd, ed entro poche settimane entrerà in scena un candidato anti-Sala sostenuto da una lista di sinistra che va da Rifondazione a Possibile, forse aderiranno pezzi di Sel.Un capitolo a parte su Sel. Oggi l'assemblea milanese del partito si riunisce per trovare una linea. Difficile che si arrivi già a uno strappo, i militanti prenderanno tempo anche in attesa del vertice della coalizione convocato domani dal Pd. Oggi Sala incontrerà in privato Pisapia, gli chiederà di essere garante del patto delle primarie. Ma le premesse non sono buone. «Se Sel rompesse la coalizione sarebbe un atto gravissimo e la negazione di un principio fondamentale: ognuno corre per sé, ma poi appoggia chi vince» ha avvertito ieri il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini. Il deputato Sel Daniele Farina replica secco: «Guerini continua a porre grande attenzione alle geometrie e agli intenti e nessuna al fare.

Ovvero, al programma concreto con cui Sala intende governare, l'unico metro di giudizio per poter esprimere o meno un perimetro di coalizione. E dimostra un insolito strabismo, processa preventivamente Sel di tradimento dopo averlo praticato a livello nazionale».

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