Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato l'obbligo vaccinale per il personale sanitario e l'estensione del green pass: dal 21 luglio sarà il passe-partout per chi vuole entrare in luoghi che accolgono più di 50 persone, mentre da agosto verrà utilizzato per accedere a bar, ristoranti e centri commerciali. La misura sarà applicata anche sui mezzi di trasporto per le lunghe distanze, ma risparmierà il trasporto locale.
Un modo gentile per dire: o ti vaccini o sei escluso dalla vita sociale. L'aut aut è stato preso bene dai francesi e ha suscitato un'impennata di prenotazioni per i vaccini: un milione in poche ore.
Tuttavia le polemiche in Francia non mancano, con Marine Le Pen che denuncia «il grave passo indietro per il rispetto delle libertà individuali» e condanna la «brutalità indecente» dell'obbligo vaccinale per il personale medico-sanitario. E con il presidente dei Repubblicani al Senato, Bruno Retailleau, che, pur essendo favorevole alle misure, le considera «una terribile ammissione di fallimento che nessuna manovra riuscirà a nascondere». Il ministro del'Economia, Bruno Le Maire, chiede una «certa flessibilità e comprensione» nei confronti degli adolescenti, tra 12 e 18 anni, di cui ad oggi pochi sono stati vaccinati.
IN EUROPA
Con i contagi in aumento e il rischio di un'ondata delta entro la fine di agosto, sembra la via più sensata per convincere gli indecisi a vaccinarsi - prima di far scattare l'obbligo vaccinale - e garantire l'immunità di gregge. Ogni stato, a modo suo, sembra seguire una linea simile (eccetto l'Inghilterra che va verso il liberi tutti dal 19 luglio): in Germania è a discrezione dei titolari dei locali ammettere solo i vaccinati. «Non sto escludendo che se ne possa parlare tra alcuni mesi - specifica la cancelliera Angela Merkel - ma al momento abbiamo detto che non vogliamo vaccinazioni obbligatorie, vogliamo promuovere le vaccinazioni». Come i francesi, anche i tedeschi sembrano rispondere bene all'appello: il capo del Robert Koch Institute, Lother Wieler, ha detto che alcuni studi mostrano che oltre il 90% delle persone in Germania vuole vaccinarsi.
In Olanda basta un'autocertificazione, in Ungheria è richiesto solo ai minorenni. Dopo la Danimarca, tra i primi Paesi a introdurre il certificato Covid obbligatorio, anche la Grecia sceglie la linea dura.
IN ITALIA
E in Italia? Mentre il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri guarda con parecchio interesse all'esempio francese, i partiti e i governatori regionali sono divisi. E così come già accaduto ai tempi dell'obbligo vaccinale imposto dall'allora ministro alla Sanità Beatrice Lorenzin per contrastare una nuova epidemia di morbillo, anche stavolta quelli che si oppongono ne fanno una questione ideologica.
Pensa che non ci sia bisogno di misure così nette il governatore della Lombardia Attilio Fontana: «In questo momento, oltre a non essere possibile in Italia a causa di conflitti con il garante della privacy - spiega - in Lombardia non ce n'è bisogno anche perché le adesioni alla nostra campagna sono sopra la media nazionale». Di parere diametralmente opposto il presidente campano Vincenzo De Luca, che rivendica di essere stato il primo ad applicare nella sua regione quelle misure. Il ligure, Giovanni Toti, dice sì alla linea francese. Giorgia Meloni si oppone e i CinqueStelle prendono tempo, definendo il green pass un'«ipotesi prematura».
O adesso o mai più. Tra qualche settimana sarà tardi per fermare quelli che oggi sono solo focolai e che a breve potrebbero esplodere in contagi diffusi (tra i non vaccinati). Eppure ci sono ancora 500 sanitari no vax che fanno ricorso al Tar contro le Ats di Milano e Brescia per farsi riconoscere il diritto a non vaccinarsi.
LA SCIENZA
I virologi sono assolutamente favorevoli al green pass e al modello Macron. «Per un rigorista come me è una bella idea, quindi ben venga anche da noi» sintetizza la sua posizione Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene all'Università Statale di Milano.
«È evidente che, se uno crea una sorta di privilegio per i vaccinati, qualcosa si raccoglie in termini di adesione alla vaccinazione - spiega Francesco Menichetti, primario di Malattie infettive all'ospedale di Pisa - Per me è una scelta sensata, rispettosa ed equilibrata. Il vaccino continua a non essere obbligatorio, ma il vaccinato deve poter godere di privilegi, sennò il suo apporto al beneficio della comunità non viene in alcun modo ripagato».
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