Economia

"La Corte dei conti ci dà la spinta: tagli Irpef per salvare i ceti medi"

L'azzurro: "Aliquota al 23% e patto fiscale in tre scaglioni"

"La Corte dei conti ci dà la spinta: tagli Irpef per salvare i ceti medi"

Onorevole Sestino Giacomoni, il 12% degli italiani paga il 58% dell'Irpef. Un dato impressionante. Come lo legge?

«In Italia non esiste una pressione fiscale, ma più pressioni fiscali: Comune in cui vai, fisco che trovi. È impressionate pensare che dal 2011, dopo l'ultimo governo Berlusconi, la Total tax rate è sempre aumentata, ovunque, arrivando al 53% a Bolzano, al 67% a Roma, al 69,8% a Reggio Calabria. Nel 2005 con Berlusconi la pressione fiscale è scesa al 39%, risalendo poi con Letta al 43,6%. Oggi più che mai, dopo la crisi finanziaria del 2009 e la pandemia, l'Italia ha bisogno di crescita e semplificazione. Il quadro non è più quello anni '70 quando le parole d'ordine erano redistribuzione e progressività. Servono aliquote oneste per avere cittadini onesti».

La Corte dei Conti denuncia un prelievo sbilanciato sui ceti medi. Lei continua a parlare di Flat Tax. È realistico?

«È più attuale che mai la ricetta del 1994: il meno tasse per tutti con la flat tax. È impensabile che le attività economiche e commerciali appena riaperte tornino a pagare oltre il 60% di tasse. Noi proponiamo la flat tax incrementale: fino all'entrata in vigore del nuovo regime fiscale, i redditi incrementali rispetto all'esercizio precedente devono pagare al massimo il 15 per cento».

Secondo i calcoli di Fi l'Irpef a tre scaglioni farebbe risparmiare due mensilità al cittadino. Come?

«Visto che con questa maggioranza variegata sarà impossibile realizzare la Flat tax, chiediamo almeno la riduzione delle aliquote Irpef (15-23-33), prevedendo un'aliquota massima del 23% per i redditi medi, da 25000 a 65000 euro. La chiamiamo Flat tax del ceto medio: consentirà a di avere a fine mese una sorta di quattordicesima e di quindicesima».

Il ceto medio è tartassato anche dalle spese per i figli e dalla cura dei familiari anziani o con disabilità.

«Tasse e incentivi fiscali devono servire proprio a sostenere chi non ce la fa da solo e le famiglie numerose. Abbiamo proposto di tener conto del fattore familiare».

Il Pd di Letta ha proposto un'imposta di successione su somme superiori ai cinque milioni per dare ai diciottenni meno agiati una dote da spendere in formazione, lavoro e casa. Perché Fi è convinta che non funzionerebbe?

«Mettere le mani nelle tasche degli italiani è sempre sbagliato. Qui entriamo nel cortocircuito della sinistra per cui la ricchezza va punita o redistribuita. Il Pd perde il pelo, ma non il vizio! La sinistra continua a lottare contro la ricchezza e purtroppo l'unico risultato che ha ottenuto è aumentare la povertà. Trovano sempre uno scopo per una nuova tassa: Prodi si inventò l'Eurotassa per entrare nell'euro, ora Letta, suo degno erede, insiste con la tassa di successione per «comprarsi» il voto dei 18enni. A pagare sono sempre gli stessi: l'Italia che lavora e che produce».

Quali sono i punti cardine della riforma fiscale in cui Forza Italia pensa di spingere sui piani del governo?

«Stop alle cartelle esattoriali, anno bianco fiscale, pace fiscale, flat tax del ceto medio, flat tax incrementale, riduzione delle aliquote Irpef, abolizione Irap e no Tax Area fino a 12.000 euro. Oltre alla semplificazione di tutta la normativa e a una riforma del sistema della riscossione».

Qual è il piano di pace fiscale a cui pensa Forza Italia? È sufficiente la sospensione delle cartelle per tutto l'anno o serve una vera e propria rottamazione?

«La sospensione delle cartelle per l'anno è sicuramente un ottimo provvedimento.

La nostra idea di pace fiscale, o patto fiscale, prevede tre fasce: pagamento in un'unica soluzione entro il 31 ottobre 2021 con uno sconto del 40 per cento, pagamento mediante rateizzazione nell'arco dei 5 anni con uno sconto del 20 per cento, pagamento mediante rateizzazione per venti anni con un tasso di interesse del 3 per cento».

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