"La Corte fa ideologia. È come tenere conto del disagio di un ladro"

Il presidente Giorgio Spaziani Testa: "Il commento lascia forte amarezza. Sottovalutazione del reato"

"La Corte fa ideologia. È come tenere conto del disagio di un ladro"
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"È un passaggio grave e inopportuno che non sta né in cielo né in terra, dando l'idea che il diritto di vivere nella propria casa e il rispetto della legalità possano passare in secondo piano".

È Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, ad accendere i riflettori sui social su una frase - contenuta all'interno della Relazione sul Decreto Sicurezza dell'Ufficio del Massimario e del Ruolo della Corte suprema di Cassazione - in cui si sottolinea che "il rilascio coattivo dell'immobile, proprio perché da realizzarsi in tempi brevi potrebbe aprire lo spazio a situazioni di grave disagio sociale considerato che difficilmente l'occupante obbligato al rilascio potrebbe trovare un nuovo alloggio in poco tempo".

Spaziani Testa, cosa ne pensa di questa sorta di "allarme" che la Relazione fa scattare in relazione allo sgombero delle prime case?

"Facciamo una premessa, non si tratta di una pronuncia della Cassazione, ma di un commento dell'Ufficio del Massimario. Non si tratta dunque di nulla di vincolante o di qualcosa che detti una linea per altri magistrati come qualcuno in questa fase sta cercando di farla passare. Detto questo si tratta di una presa di posizione che suscita amarezza, tanto più che quella norma della procedura accelerata di sgombero si applica solo all'unica abitazione effettiva del denunciante. Fa rabbia leggere che la procedura sia talmente accelerata da non consentire all'abitante abusivo di trovare un'altra abitazione. Sarebbe inaccettabile se riguardasse qualsiasi immobile, ma la cosa assurda è che si applica all'unica casa della vittima. Insomma l'impressione è che invece di preoccuparsi che quella persona rimanga fuori casa, ci si preoccupi di chi ha violato la legge e si è impadronito di un domicilio altrui".

C'è il rischio che il diritto a vivere nella propria casa possa passare in secondo piano?

"Sì, si rischia di far passare quel messaggio. È una impostazione che sinceramente mi sembra più ideologica che giuridica, non credo della Cassazione tutta, probabilmente del giudice che si è occupato di redigere questo approfondimento. In ogni caso è assurda, è come dire che se uno ruba un'auto e poi l'auto viene recuperata, bisogna tenere conto del disagio del ladro che si ritrova senza auto. Sinceramente fa diventare pazzi".

Più in generale esiste in Italia una cultura che fatica a condannare senza se e senza ma le occupazioni?

"In generale parte della politica, parte dei media e parte della magistratura in alcuni atteggiamenti sembrano sottovalutare la gravità del reato di occupazione degli immobili e non voler tenere conto delle esigenze delle vittime per via di presunte motivazioni di ragione sociale. Perfino il ministro della Giustizia ha detto che la magistratura qualche volta ha chiuso gli occhi. Un eccessivo lassismo che vale anche se applicato al discorso degli sfratti con una giurisprudenza che tende a tutelare troppo le ragioni degli inquilini sulla base di un ragionamento che considera parte forte il proprietario e parte debole l'inquilino. La politica durante la pandemia questo principio lo ha istituzionalizzato stabilendo per quasi due anni - durante i governi Conte 2 e Draghi - l'impossibilità di rientrare in possesso degli immobili".

C'è poi il problema, spesso sottovalutato, di immobili occupati nella loro interezza, con conseguenti problemi di ordin pubblico.

"Sì, sono situazioni incancrenite, frutto di anni di tolleranza eccessiva. Bisognerebbe agire sia a livello di prevenzione che di interventi esecutivi di sgombero. Bisognerebbe affrontare i problemi a tutti i livelli.

Se non si combatte la criminalità, se non si governa l'immigrazione facendo entrare un numero eccessivo di persone senza lavoro - che poi da qualche parte devono andare - e non si mettono in campo misure sociali realmente efficaci, individuando chi ha davvero bisogno, agire ex post soltanto affidandosi legge e ordine - concetto che personalmente mi è caro - non può bastare".

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