Mai come quest'anno il voto dei latinos sarà decisivo per conquistare la Casa Bianca. Innanzitutto per una questione demografica. Sono infatti di origine latinoamericana 25 milioni di elettori registrati su un totale di 113 e, dunque, chi riuscirà tra Trump e Biden a essere più convincente tra questa porzione di elettorato potrà dire di avere già quasi vinto. Ma il motivo per cui quest'anno sarà ancora più decisivo per repubblicani e democratici garantirsi l'appoggio dei latinoamericani è soprattutto un altro. Se fino al 2016, infatti, tra i cosiddetti «swing States», ovvero gli Stati della confederazione contesi, ce n'era soprattutto uno a prevalenza ispanica, la Florida, quest'anno la lista si è allungata di molto.
Il prossimo 3 novembre saranno infatti tutti da giocare sia il Nevada sia l'Arizona. In entrambi questi Stati, i latinos costituiscono oggi una parte assai più significativa dell'elettorato rispetto al passato e né Biden né Trump possono dirsi certi di averli già vinti. Il Nevada, dove nel 2016 vinse la Clinton, è oggi più che mai «swing» e gli ispanici sono oramai il 20% dell'elettorato. Nonostante i sondaggi diano in testa Biden del 5%, Trump è convinto di riuscire a portare a casa i 6 grandi elettori del Nevada. E non solo perché nei tre testa a testa tv che inizieranno il 29 settembre The Donald potrebbe guadagnare sul rivale tra i 5 e i 6 punti percentuali a detta dei sondaggisti, essendo più disposto del rivale a questo tipo di confronti. Trump crede a tal punto di potere strappare il Nevada da esserci andato sabato scorso, un comizio affollatissimo, mentre i democratici stanno trascurando questo Stato che potrebbe invece fare la differenza, proprio per la sua componente «latina». Discorso simile ma a parti ribaltate vale per l'Arizona, che dà 11 grandi elettori. Tradizionalmente è un feudo repubblicano ma potrebbe cambiare colore quest'anno essendo diventato negli ultimi anni molto più «swing». I latinos in Arizona oggi sono il 25% dell'elettorato e si concentrano soprattutto nell'area metropolitana di Phoenix. «Potrebbe vincere Biden e, in ogni caso, i latinos renderanno l'Arizona assai più too close to call (ovvero impossibile da assegnare sino al conteggio delle ultime schede, nda) di quanto mai successo in passato», spiega Jonathan Entin, professore di Scienze Politiche alla Case Western Reserve University di Cleveland. Ma la caccia all'elettorato di origine latinoamericana quest'anno sarà decisiva anche in Colorado, New Jersey e Texas. Il primo è uno Stato da sempre in bilico tra Repubblicani e Democratici, quindi il voto latino qui sarà decisivo. Così come in Texas, quest'anno diventato «contendibile» proprio grazie alla crescente componente ispanica. «Potrebbe diventare più democratico di quanto non sia mai stato ma dubito che Biden possa aggiudicarselo», chiarisce Entin.
Voto latino che sarà decisivo anche in Florida, dove i grandi elettori sono 29 e la percentuale di ispanici sul totale degli aventi diritto è del 54%. Qui Trump ha vinto 4 anni fa ma al momento i sondaggi danno il «pareggio tecnico». Il motivo è semplice, se molti cubani e venezuelani a Miami sono repubblicani perché scappati dalle «delizie del socialismo», i latinos di Portorico, che vivono in altre zone più periferiche, sono in prevalenza democratici. Non a caso Trump ha promesso miliardi di dollari di aiuti proprio a Portorico, mentre sia lui che Biden stanno corteggiando questo elettorato usando entrambi come jingle di campagna in Florida Despacito di Luís Fonsi, nato proprio a San Juan. Con un The Donald in recupero, la differenza tra i due candidati è oramai infinitesimale in uno Stato dove è scesa in campo anche Kamala Harris, la vice di Biden, che la settimana scorsa è arrivata a sorpresa a Doral, una enclave venezuelana a pochi km da Miami, facendosi fotografare mentre mangiava una «arepa», il panino tipico di Caracas.
Difficile dire se basterà visto che, per tutti i sondaggi, oggi Trump è meglio posizionato tra i latinos rispetto a 4 anni fa. La spiegazione? Per l'80% dei 25 milioni di votanti ispanici, la priorità per scegliere tra Trump e Biden è l'economia e la loro percezione è che The Donald ne mastichi di più dell'ex vice di Obama.
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