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Così la cabina di regia frena le liti tra i partiti

Il premier vuole evitare che la campagna elettorale blocchi le riforme dell'esecutivo

Così la cabina di regia frena le liti tra i partiti

L'autunno sta arrivando e il governo dovrà dare un'ordine al lavoro fatto in questi mesi. La missione è chiara: portare l'Italia fuori dall'emergenza. C'è tanta voglia di normalità, ovunque. Solo che il percorso è ancora lungo. Draghi chiede, sempre più spesso alzando la voce, ai partiti di maggioranza di non lasciarsi troppo tentare dal richiamo delle elezioni. Ci sono amministrative e suppletive, ma non è il caso di rovinare tutto proprio adesso che il rimbalzo dell'economia è incoraggiante. I numeri della crescita sembrano superiori alle attese. La pandemia è ancora qui, ma le vaccinazioni vanno avanti bene, al di là delle resistenze, dei tafferugli e del clima torbido che si respira nelle piazze più o meno virtuali. Draghi è convinto di essere sulla strada giusta. L'importante ora è non perdersi per inseguire gli interessi di bottega.

Matteo Salvini ha messo sul tavolo della discussione politica il tema della «cabina di regia». L'idea è un confronto periodico dei leader di partito su cosa fare e come andare avanti. Sembra un modo per imbrigliare Draghi o per dare al leader della Lega uno spazio di parola nel governo. Non è esattamente così. Antonio Tajani ricorda che questa è una proposta di Forza Italia e non nasce certo per boicottare il presidente del consiglio. Letta e Conte non ne sono entusiasti, ma per ora non vanno allo scontro. È Draghi, perfino un po' a sorpresa, a dare un senso a questa storia, mettendoci sopra il cappello. Lo dice davanti a tutti: l'uso del green pass verrà allargato e faremo la cabina di regia come chiede Salvini. Non è certo il confronto il problema, tanto a disegnare la linea politica sarà comunque lui e oltretutto si evita il ballo delle iniziative personali. La cabina di regia potrebbe ridurre le improvvisazioni di carattere elettorale. Di cosa di occuperà? Di passaporto vaccinale, sicuramente. Non solo, però. È il tavolo dove guardarsi negli occhi e stringersi la mano sulle riforme da fare. Draghi vuole dare l'opportunità alle forze di maggioranza di incarnare una vera politica riformista. È un'occasione storica. C'è poi quel discorso di viaggiare verso un ritorno alla normalità. È qui che si inserisce la richiesta di Renato Brunetta, gradita a Draghi, di chiudere la stagione del lavoro da casa. Si torna, un po' alla volta, in ufficio, in presenza. Questo non significa cancellare quello che è successo e non farne tesoro, ma non può essere la regola.

Le turbolenze politiche naturalmente restano. La Lega sta puntando l'indice verso il ministro dell'Interno. Ha chiesto un incontro a Luciana Lamorgese, con Draghi presente, per sottolineare la questione degli sbarchi. La Lega fa notare che nel quattro anni fa erano oltre 20mila, con Salvini al governo sono scesi a poco più di 5.000, per poi risalire e arrivare nel 2021 a 39.410. Salvini, al di là dei numeri, cavalca uno dei temi forti del suo partito. Non può confondersi in una maggioranza dove colori e identità rischiano di perdersi. È lo stesso gioco che fa Enrico Letta, quando rivendica lo ius soli o i temi etici. È quello che fa Conte sul reddito di cittadinanza o la giustizia. È Forza Italia che sottolinea i risultati insperati della crescita economica. È insomma la conseguenza di una situazione anomala.

Il governo Draghi ha messo insieme una maggioranza riluttante, che ancora non riesce a rendersi conto della portata storica di quanto sta accadendo e si preoccupa di dire agli elettori: noi siamo sempre gli stessi.

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