Mattone dopo mattone l'edificio del centrodestra prende forma. È un lavoro di pazienza e cesello quello portato avanti da Silvio Berlusconi, tra accelerazioni e frenate, strappi e ricuciture. Ma adesso, dopo molti passaggi interlocutori, l'accordo è davvero a portata di mano. Dopo la telefonata di due giorni fa con Matteo Salvini, ieri il presidente di Forza Italia ha avuto un colloquio telefonico con Giorgia Meloni (tra i due i contatti in queste settimane sono stati più frequenti di quanto non sia accaduto con il leader della Lega) per «invitarla» ufficialmente al vertice della prossima settimana.
In mattinata la leader di Fratelli d'Italia, in una intervista aveva di fatto aderito al «lodo Berlusconi» per la spartizione dei candidati comuni nei collegi maggioritari. «Io avrei voluto le primarie ma è troppo tardi. Quindi facciamo la cosa più semplice: prendiamo tutti i sondaggi di tutti gli istituti pubblicati nell'ultimo mese e facciamo una media. Credo sia una soluzione equa».
A questo punto, diversamente da quanto accaduto in passato, si salteranno gli incontri interlocutori tra i vari «colonnelli» e si passerà direttamente al summit dei leader. L'incontro avrà innanzitutto un forte valore simbolico: sarà il suggello sulla rifondazione della coalizione nella sua forma «naturale», in continuità con l'avventura iniziata nel '94. Più in concreto si cercherà di perseguire alcuni obiettivi: stabilire la strategia per arrivare a quel 40% che consentirebbe al centrodestra di poter governare in autonomia; definire il metodo di spartizione de collegi; decidere come considerare la «quarta gamba» in questa spartizione. In questo senso è probabile che Forza Italia possa far rientrare i candidati di Noi con l'Italia-Udc all'interno della propria quota, a condizione che si rispettino davvero i sondaggi che danno il partito di Piazza San Lorenzo in Lucina saldamente al di sopra della Lega negli ultimi due-tre mesi. Anche perché, avrebbe ribadito Berlusconi, «i collegi si vincono in coalizione e bisogna ragionare in quest'ottica. Il primo obiettivo deve essere vincere». E anche da Noi con l'Italia fanno sapere che «senza di noi in molte regioni del Sud il centrodestra rischia di non prendere nemmeno un collegio».
Sotto coperta i coordinatori regionali vanno avanti nel definire le liste, la prima «istruttoria» è stata fatta, ora serve il suggello politico dei leader. Comporre il «domino» non è facile. Ieri i due capigruppo di Forza Italia erano a Roma per approfondire la questione. Il clima è sufficientemente sereno perché dal partito si spiega che «mentre il Pd alla Camera dovrà stringersi e far entrare i 282 uscenti nei 130-140 seggi che andrà probabilmente a conquistare, noi con ogni probabilità raddoppieremo i 56 attuali».
In attesa del summit dei leader, si celebra il matrimonio tra l'Udc e Noi con l'Italia, un'intesa «definita per unire le forze e dar vita a una lista liberale e popolare» scrivono Lorenzo Cesa e Raffaele Fitto. «Nel 2018 nascerà un movimento politico e si terrà il primo Congresso. È un errore cercare la polemica e lo scontro con noi» dicono con evidente riferimento a Salvini, «con una formazione politica che sarà decisiva per la vittoria del centrodestra.
Noi giochiamo per vincere e siamo convinti che tutte le componenti del centrodestra abbiano lo stesso obiettivo sia per le elezioni politiche che per le elezioni regionali in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Molise».
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