"Così le correnti rientreranno in gioco. Ma ora serve una tregua con la politica"

La presidente di Magistratura Indipendente: "Bene lo stop alle porte girevoli. Un errore che gli avvocati possano giudicare le toghe"

"Così le correnti rientreranno in gioco. Ma ora serve una tregua con la politica"

Qualche dubbio ce l'ha, la presidente di Magistratura Indipendente Luisa Napolitano, sulla riforma Cartabia e in particola sulle elezioni al Csm, ma invoca «una tregua fra magistratura e politica, perché è impensabile che il Parlamento ne discuta con un approccio punitivo».

Mattarella ha ricordato ai magistrati che i principi di autonomia e indipendenza si fondano sulla fiducia dei cittadini e questa è crollata. La riforma ricostruirà questo rapporto?

«La preoccupazione del presidente è di tutta la magistratura che, all'indomani dello scandalo Palamara, ha reagito compattamente. La politica da quel 2019 ha temporeggiato, non si è impegnata su una questione che avrebbe meritato subito delle risposte. Ora questa riforma non tranquillizza molto. Preoccupa che venga approvata in maniera rocambolesca, un po' frettolosamente».

Per la Cartabia c'è stata condivisione con l'Anm e ora è ineludibile il rinnovamento: collaborerete o farete resistenza?

«Abbiamo senso istituzionale, MI in particolare l'ha sempre dimostrato, ma su certi aspetti della riforma siamo favorevoli e altri appaiono punitivi».

Quali sono i primi?

«La soluzione per le cosiddette porte girevoli, la attendiamo da anni e speriamo non si presti a rilievi d'incostituzionalità».

È drastica: non si torna a fare il giudice o il pm dopo una carriera politica. E i «tecnici» in ministeri o altri uffici?

«Se si fa una scelta se ne accettano le conseguenze. L'aspetto dei tecnici finora non era stato considerato e sembra buttato dentro all'ultimo momento, mettendo sullo stesso piano un parlamentare e un tecnico che non dà contributi politici. Siamo favorevoli poi al ritorno a 20 togati, anche per evitare commistione tra chi è in disciplinare e chi si occupa di valutazioni di professionalità».

E gli aspetti punitivi?

«In ministeri e uffici di segreteria del Csm si tende a prevedere figure diverse da magistrati, come funzionari o avvocati. E la partecipazione degli avvocati ai consigli giudiziari per le valutazioni di professionalità sembra un errore. Ogni magistrato accontenta o scontenta qualcuno con le sue scelte e dar loro il voto è rischioso. D'altronde, i magistrati non valutano certo gli avvocati».

Servirà contro lo strapotere delle correnti al Csm il nuovo sistema elettorale?

«La prima soluzione della Cartabia per il maggioritario era la migliore. Poi, per tener conto delle indicazioni tardive delle correnti in maggioranza all'Anm e del referendum consultivo, ha inserito una quota proporzionale che, per MI, rimetterà in gioco le correnti. Di fatto gestiranno l'apparentamento tra i candidati singoli».

Draghi non metterà la fiducia sulla riforma, ma assicura che il Parlamento l'approverà prima delle elezioni di luglio del Csm. Quanto è importante questa scadenza?

«Importantissima. Questo Csm ha visto dimissioni di 5 consiglieri, elezioni suppletive e non è stato sciolto proprio per l'attesa di una legge elettorale che garantisse diversità. Ma mancano pochi mesi e non si sa ancora come verranno scelti i collegi. Per una campagna elettorale in cui le correnti non dettino legge serve tempo ai singoli senza parrocchia per organizzarsi».

Nell'ultima vignetta di Giannelli sul Corsera sul processo Open il pm si rimette «alla clemenza della corte», di fronte a Renzi accusatore. Siamo tornati allo scontro del ventennio berlusconiano?

«L'attacco personale a un pm non è accettabile, Renzi come ogni cittadino ha vari livelli di tutela.

Ma gettare discredito alimenta un conflitto sempre sotto traccia, mentre serve almeno una tregua, se non è realistico pensare di sanare a breve la situazione. Se chi dovrà votare la riforma in Parlamento avrà questo tipo di approccio non sarà la cosa migliore. Credo che pure Mattarella si augurasse un clima diverso».

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