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Così Crimi ha fatto saltare il compromesso sul Mes

Il ministro Roberto Gualtieri, secondo gli accordi presi dalla capidelegazione, si sarebbe dovuto limitare a parlare in Commissione, spiegando le ragioni della riforma sul Mes, ma non ci sarebbe dovuto essere alcun voto. La fuoriuscita del reggente Vito Crimi ha mandato del caos il M5S

Così Crimi ha fatto saltare il compromesso sul Mes

In casa M5S imperversa la tempesta. Mentre oggi, a Bruxelles, quattro eurodeputati vicini ad Alessandro Di Battista annunciano l’adesione ai Verdi, a Roma i pentastellati continuano a dividersi sul Mes.

Proprio quando sembrava che la maggioranza giallorossa avesse trovato la giusta coesione, è bastata la nota del reggente Vito Crimi a far scoppiare il caos tra i parlamentari pentastellati. Secondo alcune fonti che hanno seguito da vicino il dossier sarebbe stato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, o forse lo stesso premier Giuseppe Conte, a chiedere a Crimi di esprimersi così apertamente a favore del Mes, anche se i patti iniziali erano diversi. Nel corso della riunione dei capidelegazione, spiega un grillino a ilGiornale.it, si era scelto uno schema “semplice e indolore”. "Gualtieri – rivela la nostra fonte - si sarebbe limitato ad andare in Commissione, spiegando le ragioni della riforma, per poi andare all'eurogruppo e portarla avanti. Allo stesso tempo, però, il fatto che non fosse previsto alcun voto avrebbe permesso al Movimento di non impegnarsi formalmente. Né, dunque, una legittimazione ufficiale a Gualtieri, ma nemmeno un veto sul suo operato".

Un compromesso, che permetteva di non bloccare la riforma in Europa, e contemporaneamente consentiva ai grillini di non dire sì alla stessa riforma, continuando sulla ormai storica linea del no al Mes. Ma, secondo quanto ci riferisce una senatrice 5stelle, Crimi, con quella infelice nota, “manda in frantumi la storica linea M5S”. “E per cosa poi? Per compiacere un premier a cui il Movimento serve soltanto per restare in sella, diciamocelo chiaramente", commenta con una punta di amarezza la grillina. Da lì in poi, il resto è storia: 54 parlamentari contestano con una lettera la linea Crimi. "Ma come, invece di dare forza alla nostra linea, sposi quella dell'asse Conte-Gualtieri che ci porta a prostrarci totalmente all'Europa?", commenta un giovane deputato che non accetta di passare per “frondista” e spiega: “Noi incarniamo la posizione della maggioranza dei pentastellati”. Il collega Pino Cabras, raggiunto telefonicamente, chiarisce: “Dopo l'esternazione del Capo Politico facente funzioni, molti di coloro che avevano fatto approvare le mozioni parlamentari sul MES - e che avevano detto in audizione a Gualtieri che non aveva mandato - hanno ribadito la linea ufficiale del M5S. Chiaramente questo apre una discussione accesa e trasparente”.

Ora l’unica via d’uscita per scongiurare una dolorosa frattura il 9 dicembre, quando Conte si presenterà in Parlamento e si dovrà votare una risoluzione, potrebbe essere quella delineata dal viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri. "Nessun veto alla riforma del Fondo Salva Stati, ma con la garanzia che non attingeremo ai soldi del Mes anti Covid", ha detto nel corso di un’intervista a Repubblica. Ogni decisione sulla linea di credito sanitaria “dovrà passare per il Parlamento", ha aggiunto Sileri. E, se dal Pd puntualizzano che sul Mes e sulla politica estera non ci possono essere divisioni, un grillino di lungo corso, intercettato da ilGiornale.it, assicura che stavolta non sono ammessi compromessi: “Nella risoluzione di maggioranza dovrà essere messo nero su bianco e a caratteri cubitali che il Mes sanitario non verrà mai utilizzato".

I 5stelle stavolta sono categorici, forse.

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