Peter Scott, ornitologo ma anche olimpionico di vela di metà dello scorso secolo, scriveva che «le pellicce dei leopardi stanno bene ai leopardi». L'affermazione era sicuramente scontro corrente in un periodo, gli anni dopo la seconda guerra mondiale, in cui questo capo di moda era considerato uno status symbol e non c'era donna famosa e fatale che non ne indossasse una. Il cinema ci ha lasciato figure di splendide donne sensuali che indossavano (o si toglievano) le più costose pellicce che le grandi firme della moda facevano a gara per creare. Da Brigitte Bardot, ora inossidabile paladina del benessere animale, a Marilyn Monroe, per quanto riguarda il passato delle pellicole dove alcol, sigarette e pelliccia erano quasi d'obbligo nei feuilleton che uscivano da Hollywood, da Paris Hilton a Victoria Beckam, ancora oggi, il fascino di questo strumento di seduzione ha largamente dominato sui danni che provocava agli animali selvatici e a quelli allevati. Non del tutto esenti da questa specie di richiamo della foresta gli uomini. Basta ricordare Sylvester Stallone e Woody Allen che, neanche tanti decenni fa, indossavano il capo femminile per eccellenza pensando probabilmente di rendere la loro figura più fascinosa (ma soprattutto di far scrivere i giornali nei loro momenti di eclisse).
È di questi giorni l'annuncio della prestigiosa maison Gucci, il cui presidente Marco Bizzarri, ospite al Kering Talk 2017 di Londra, ha dichiarato pubblicamente che, dalla collezione primavera-estate 2018 non verranno più utilizzate pelli vere. Questa decisione si inserisce nel piano di sostenibilità decennale del marchio «Culture of Purpose» e rappresenta una svolta strategica straordinaria per un brand del lusso internazionale come Gucci che sta vivendo un momento d'oro per le vendite globali, con una straordinaria progressione nella fama e nei fatturati. Ora la casa di moda, apprezzata in tutto il mondo, entra a far parte della Fur Free, assieme ad altri marchi altrettanto prestigiosi che l'hanno di poco preceduta. Valga per tutti Giorgio Armani, che, con una svolta storica, ha annunciato la totale abolizione dell'uso di pellicce animali, da tutti i suoi prodotti a partire dalla stagione autunno-inverno 2016/2017. Altro nome famoso Hugo Boss il cui creative director Bernd Keller ha dichiarato che, a partire dalla collezione autunno/inverno 2016 e successive, nei capi Hugo Boss non sarà più presente pelliccia animale (compresa quella di coniglio). Solo nel decennio che va dal 1960 al 1970 si stima che, ogni anno, venissero uccisi 30 milioni di animali selvatici esclusivamente per il valore della loro pelle. Sorvoliamo sui modi in cui questo accadeva (principalmente trappole e tagliole) per non shoccare il lettore. Credo che tutti abbiamo nella memoria ( e cerchiamo di rimuoverle) le immagini della strage cui, ancora oggi, vengono sottoposte la baby foche da danesi e canadesi in Groenlandia e Canada. L'industria delle pellicce ha fatto scomparire o rese rarissime decine di specie animali come il leone marino giapponese, le foche delle Galapagos e di Guadalupe. Nel 1968 il Times pubblicò la foto di oltre 500 pelli di leopardo provenienti dall'Africa ed esposte presso un importatore di Parigi.
Il tributo per quelle pelli era stato di oltre 5000 leopardi uccisi. Fu allora che Peter Scott scrisse al giornale segnalando che la moda delle pelli maculate stava estinguendo numerosi felini e concludendo che le pellicce dei leopardi stanno bene ai leopardi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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