Senza il contropiede di Matteo Renzi, questo lo riconoscono anche i nemici interni dell'ex premier Pd, Matteo Salvini sarebbe già allegramente in campagna elettorale. Con l'assenso di Nicola Zingaretti, che «non vede l'ora di far fuori tutti gli eletti renziani», come lamentano da quelle parti.
Ma il segretario Pd, trascinato obtorto collo nella partita ad alto rischio di un governo con i Cinque Stelle, vuole scrollarsi di dosso la ingombrante tutela del Matteo fiorentino, che si è fin qui mosso da mattatore, con un protagonismo mediatico e parlamentare che è stato patito moltissimo. Quindi ieri al Nazareno sono andati su tutte le furie leggendo le parole affidate dal medesimo Renzi al Fatto Quotidiano, veicolo ideale per parlare al mondo grillino: «Nessuna preclusione ad un Conte bis. Non ci possiamo permettere di far saltare questa delicatissima operazione politica per i nomi. Ormai è tutto noto: il Paese sa del nostro tentativo di formare una nuova maggioranza con il M5s. Sarebbe da idioti farne una questione di poltrone. Salvini ci distruggerebbe nelle urne». Un messaggio chiaro a Zingaretti, che aveva posto come condizione il no ad un Conte bis. «Condizione sciocca - dicono i renziani - perché Conte premier avrebbe anche il vantaggio di lasciare tutta ai grillini la responsabilità di un governo difficile». Il sospetto, dalle parti dell'ex premier, è che la nuova leadership dem non abbia ancora abbandonato del tutto l'idea delle urne, e cerchi di rendere l'operazione governo più difficile nella speranza di farla saltare, giocando di sponda con la Lega e con un Di Maio in cerca di modi per sopravvivere al fallimento del suo patto con Salvini.
Così, quando dal Nazareno fanno filtrare quei «paletti inaggirabili», che «non sono stati concordati con nessuno», e anzi smentiscono «il mandato unanime dato dalla Direzione al segretario», e di cui Zingaretti non ha fatto parola al Quirinale, il sospetto si esaspera: «Gentiloni spinge per far saltare la trattativa con M5s - dice un deputato vicino a Renzi - Così però regalano anche la campagna elettorale a Salvini, sul Pd che vuole i porti aperti e a Di Maio, sul Pd che non vuole il taglio dei parlamentari».
Renzi schiera subito la pasdaran Anna Ascani, che lancia un duro avvertimento al Nazareno: «Se di fronte al rischio della destra così come ancora si presenta, con Salvini e Meloni in primissima linea, qualcuno nel Pd pensa di far saltare il banco di un possibile governo, istituzionale o di legislatura, sul taglio dei parlamentari, se ne assumerà la responsabilità di fronte al Paese e all'Europa». Matteo Orfini invita i dem a smetterla di «parlarsi per veline».
E ci si mettono anche le «polpette avvelenate» diffuse non si sa da chi, come la «finta» agenzia che dava per fatto «l'accordo Di Maio-Renzi». Subito smentita dai renziani: «Falso, strumentale e potrebbe essere fatto circolare ad arte. Si tratta solo di fake news».
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