
"Io ti faccio parlare, ti faccio parlare (...) ti chiederò quali erano i suoi rapporti con Borsellino? Lei partecipò alla riunione?". Così Roberto Scarpinato, ex magistrato e ora senatore grillino, istruiva il suo amico ed ex collega Gioacchino Natoli, in attesa di essere convocato dalla commissione Parlamentare antimafia per il suo ruolo nell'insabbiamento di una indagine cruciale, e cara a Paolo Borsellino, quella sul dossier Mafia e appalti. Scarpinato è membro della commissione Antimafia, all'interrogatorio di Natoli avrebbe dovuto partecipare con la severità di un inquirente. E invece dalle intercettazioni dei suoi dialoghi con Natoli, trasmessi ieri sera da "Lo stato delle cose" su Rai 3, emerge un quadro diverso: Scarpinato cerca di aiutare il suo collega a cavarsela, preannunciandogli non solo le domande che farà ma anche le iniziative che prenderà, come quella di seppellire "sotto una montagna di carte" la presidente della commissione, Chiara Colosimo.
Ieri, dopo che il Giornale aveva anticipato una parte dei dialoghi trasmessi ieri dalla trasmissione di Massimo Giletti, il senatore Scarpinato è tornato a denunciare l'esistenza di una "macchina del fango" attivata con l'obiettivo di estromettere lui e il suo collega (di toga e di partito) Federico Cafiero de Raho dai lavori della Commissione antimafia, "eliminando due persone che per le conoscenze acquisite e l'esperienza maturata in decenni in magistratura sono temuti dal centrodestra".
In realtà, la lettura delle conversazioni sembra raccontare più una organizzazione a tavolino dell'audizione di Natoli che lo sforzo "di ricordare e ricostruire in modo rigoroso elementi reali su Borsellino e sui giorni precedenti", come dice ieri Scarpinato. Si tratta di conversazioni che Scarpinato ha provato a fare rimuovere dal fascicolo dell'Antimafia, in quanto riguardanti un parlamentare, ma la richiesta è stata respinta dalla Giunta per le autorizzazioni. Il contenuto integrale è tuttora segreto, ma alcune delle frasi sono state contestate all'ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone (indagato insieme a Natoli per favoreggiamento alla mafia) nel suo interrogatorio da parte della procura di Caltanissetta, che poi ha trasmesso gli interrogatori al Parlamento senza omissis, e sono quindi di pubblico dominio. In questo interrogatorio, tra l'altro, Pignatone ammette di avere comprato una casa da un imprenditore in odore di mafia, pagandola meno del dovuto e versando una parte in nero.
Ma le conversazioni più scottanti rivelate ieri da Giletti riguardano vicende assai più recenti, che si innescano quando Natoli e Pignatone finiscono sotto inchiesta e il primo si appoggia a Scarpinato come una sorta di consulente. Natoli cerca persino l'aiuto di Scarpinato per ottenere l'aiuto dei componenti del Partito democratico in commissione Antimafia. "Diglielo pure a quel cogl* di Andrea (Orlando, ex ministro della Giustizia)", chiede Natoli, "se viene Peppe Provenzano digli di fare qualche domanda, passagli tu qualche domanda".
Qui Scarpinato si defila, "non posso, non ho rapporti": Ma si mostra pronto a indirizzare i lavori della commissione quando Natoli gli suggerisce di fare convocare in Antimafia Ignazio Fonzo, procuratore aggiunto di Catania, per parlare di Felice Lima: il primo e unico pm (dopo Borsellino) che aveva preso sul serio il dossier Mafia e Appalti, e che finì sotto procedimento per avere chiesto di arrestare un gruppo di colleghi palermitani. Scarpinato: "E cosa andrebbe a dire? Perché se so cosa andava a dire lo facciamo chiamare. Fatti spiegare esattamente". Non voleva sorprese, l'ex pm antimafia diventato senatore.