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Così il vincitore è salito sul podio con le sue forze

Per vincere a Orsini sarebbero bastati i "suoi" voti, a cui se ne sono aggiunti 40 dai sostenitori di Gozzi e Garrone

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La vittoria di Emanuele Orsini nella corsa alla presidenza di Confindustria ha segnato anche un ricompattamento degli industriali attorno al candidato presidente. Lo scrutinio di ieri ha, infatti, certificato come attorno al candidato emiliano si sia coagulata una solida base che rende il suo mandato ampio.

L'ad di Sistem Costruzioni ha infatti potuto contare sul suo «pacchetto» di voti personali, lievitato nel corso delle settimane a 110 preferenze circa. Questo numero già di per sé testimonia come Orsini potesse contare sulla maggioranza dei voti in consiglio (ne sarebbero bastati infatti 94 se avessero votato tutti i 187 componenti). La restante quarantina di voti che ha portato il risultato finale a quota 147 è, pertanto, giunta dagli altri due sfidanti, Edoardo Garrone e l'«escluso» Antonio Gozzi. Il patron di Duferco era accreditato di circa 30-35 voti nel consiglio generale.

Tuttavia, non è possibile escludere che alcuni elettori gozziani si siano riposizionati verso il corregionale Garrone e che il suo fronte, alla fine, abbia fornito un contributo ampio alla causa di Orsini. Al contrario, è certo che i 14 assenti, le 17 schede bianche e le 9 schede nulle siano da inquadrare nel novero degli ultras del presidente di Erg.

Insomma, nonostante le polemiche della vigilia, si può affermare che la frattura in seno a Viale dell'Astronomia si sia parzialmente ricomposta e che Orsini possa contare su un sostegno esteso per portare avanti i propri programmi e formare la propria squadra. Non è un caso che dopo Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia e sostenitore del neoleader degli imprenditori, («è una importante prova dell'unità del mondo confindustriale» e «una rappresentanza emiliana al vertice darà la possibilità di portare le migliori pratiche del nostro modello al servizio del Paese») le prime congratulazioni siano giunte da Assolombarda e da Confindustria Piemonte. I rispettivi presidenti, Alessandro Spada e Marco Gay, si erano schierati con Garrone ed entrambi hanno evidenziato quel richiamo all'«unità» che Orsini ha subito fatto proprio.

D'altronde, proprio l'aver indicato la difesa delle prerogative italiane a Bruxelles come terreno principale di confronto sulle politiche industriali e l'aver insistito spesso sulla certezza del diritto hanno fatto sì che l'ad di Sistem Costruzioni potesse essere considerato il candidato naturale per i sostenitori di Gozzi. La valorizzazione dei giovani e della componente femminile, l'aver indicato il confronto interno e il dialogo come elementi di arricchimento del sistema confindustriale sono, invece, tematiche che possono aver fatto presa su coloro che si erano inizialmente orientati per Garrone. Come ha spiegato l'ex numero uno di Viale dell'Astronomia, Luigi Abete, «in Confindustria non ci sono rappresentanze partitiche o una divaricazione su progetti diversi ma l'identificazione su un progetto unitario per individuare le modalità e la persona più giusta per portarlo avanti».

Il sostegno a Orsini ne è la dimostrazione.

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