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Cosa è successo nel governo prima delle riaperture

L'accelerazione del premier Draghi e la voce grossa del leghista Giorgetti: così la linea rigorista di Speranza è stata sconfitta

Cosa è successo nel governo prima delle riaperture

Finalmente l'Italia ha una data precisa per la ripartenza: il governo guidato da Mario Draghi ha individuato il 26 aprile come giorno utile per le prime riaperture, dando priorità alla scuola e alle attività che possono svolgersi all'aperto. Ha vinto dunque la linea del centrodestra, che da tempo chiedeva un mini-allentamento della stretta - prima di maggio - in quei territori dove la situazione Coronavirus è meno pressante. Di conseguenza è stata sconfitta la strategia della melina, quella mentalità rigorista targata Roberto Speranza che magari avrebbe voluto aspettare ancora qualche settimana prima di concedere un po' di respiro agli italiani dopo mesi di duri sacrifici.

Ma come si è arrivati al trionfo della linea riaperturista? Indubbiamente è stata fondamentale l'accelerazione del presidente del Consiglio, che avrebbe così replicato a chi chiedeva di consentire di praticare solamente sport a distanza vietando invece quelli di contatto: "Ma via, potremmo mai distinguere tra il golf e il calcetto?". Pur mantenendo ovviamente una buona dose di prudenza, alla fine il premier si è trovato a fare sintesi tra il pressing della Lega e quell'area intransigente formata soprattutto dal Partito democratico. Dando ragione a chi ha chiesto di far ripartire il Paese.

Avrebbe avuto senso blindare l'Italia fino alla metà di maggio? Per Giancarlo Giorgetti no, anche perché è stato proprio lui ad avere un preciso sospetto (politico) sui rigoristi: "Allora diciamolo che il nodo è Salvini. Ma sappiate che così non riuscirò più a tacitare le polemiche". Il ministro dello Sviluppo economico avrebbe alzato la voce sottolineando che da troppo tempo alcune Regioni dovrebbero essere in zona gialla ma sono penalizzate e costrette a restare nell'area arancione: "Dov’è quindi l’evidenza dei dati?". E così, come ricostruisce il Corriere della Sera, sarebbe partita una lunga discussione che ha portato alla luce una "contrapposizione tra due ragioni". Da una parte i chiusuristi che temono bar e ristoranti perché in quei luoghi "si abbassa la mascherina"; dall'altra Giorgetti che si interroga se "bisogna dar retta agli indicatori o alle nostre paure".

Draghi vede le riaperture come una vera e propria scommessa: "Il governo prende un rischio ragionato". Ma ha messo subito le cose in chiaro: "Le decisioni sono prese sulla base scientifica. Mi pare che se ne dia conto, non mi pare siano prese per vedere l'effetto che fa". L'auspicio è quello di arrivare a una vera e propria svolta, riuscendo a rilanciare l'economia e a far tornare i ragazzi in presenza a scuola.

Una tema che ha impegnato Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali in quota Forza Italia, nella mediazione con i presidenti di Regione: "Non sarà certo facile convincerli".

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