D ue anni di tiro alla fune e ogni momento è buono perché la corda si spezzi. Il dilemma shakesperiano che in principio fu Brexit Sì-Brexit No e adesso si è evoluto in Brexit dura o Brexit morbida - tormenta la Gran Bretagna e non dà pace neanche all'Unione europea. In caso di uscita senza accordo, Bruxelles rischia di trovarsi in cassa con circa 40 miliardi in meno entro il 2028, la cifra che Londra deve alla Ue per gli impegni presi quando era Paese membro. Il governo conservatore che ha traghettato il Paese verso la Brexit è in bilico, i due principali partiti divisi al loro interno, l'opinione pubblica ancora spaccata (i sondaggi rilevano un lieve vantaggio per i Remainers che è un quasi pareggio come lo fu il 23 giugno 2016). Il referendum che doveva dividere la Gran Bretagna dalla Ue alla fine ha diviso soprattutto la Gran Bretagna da se stessa.
Da due anni è ormai tutti contro tutti. La Scozia europeista contro la Gran Bretagna anti-Ue, i pro-Brexit contro gli anti-Brexit, gli hard-Brexiteers contro i soft-Brexiteers, la Londra aperta e multicult contro l'Inghilterra che sente il peso di un'immigrazione invadente e pressante su servizi e occupazione. Poi i giovani pro-Europa contro gli anziani nostalgici del Regno che fu, gli unionisti nord-irlandesi contro i nord-irlandesi europeisti. E sullo sfondo l'eterno paradosso della premier Theresa May, spinta a traghettare il suo Paese fuori dall'Unione pur avendo votato contro la Brexit mentre il leader del Labour Jeremy Corbyn difende (ma non troppo) il legame con l'Europa pur essendo sempre stato un oppositore della Ue (nel '75 votò per l'uscita della Gran Bretagna, poi si oppose ai trattati di Maastricht e Lisbona, nel 2011 diede il suo ok al secondo referendum, salvo andare in vacanza in piena campagna per poi impegnarsi timidamente per il Remain). In mezzo le ambizioni del cavallo pazzo Boris Johnson, sempre pronto a dare l'assalto a Downing Street (ma in Parlamento i Tory per il Leave sono meno della metà). Se il gioco di Boris riuscisse, sarà hard Brexit.
Se Lady May ce la facesse o se Corbyn andasse all'incasso con elezioni anticipate, Brexit sarebbe comunque, ma soft (sempre che si trovi l'intesa con Bruxelles). A meno che non si decida per un secondo referendum che riapra la partita. Ma quale? Finora è stato un gioco a perdere. Per il Regno dis-Unito. E per l'Unione europea.
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