Cottarelli si congeda tra gli applausi nella strana giornata con tre presidenti

Taxi, trolley, addii: il maxi ingorgo istituzionale attorno a Palazzo Chigi

Cottarelli si congeda tra gli applausi nella strana giornata con tre presidenti

In tutto questo infinito e grottesco «Romanzo Quirinale», ieri siamo arrivati al corto circuito più pazzesco di tutti. Il giorno in cui l'Italia si è ritrovata per qualche ora senza governo ma con tre premier. Quello incaricato il 23 maggio, l'avvocato Giuseppe Conte, che poi ha rinunciato all'incarico 4 giorni dopo e ieri è stato reincaricato di nuovo. Il secondo incaricato, il 28 maggio, Carlo Cottarelli che però è rimasto chiuso in un vicolo cieco, e ieri ha rimesso il mandato tra un irrituale applauso. E poi l'unico legittimato a stare a Palazzo Chigi, che invece ha fatto i bagagli giorni fa, ovvero Paolo Gentiloni, unico presidente del Consiglio in carica fino a ieri sera.

Un ingorgo istituzionale come mai era successo prima nella storia repubblicana, grazie a quel genio strategico di Sergio Mattarella che in una settimana ha cambiato idea quattro volte. Siamo passati dall'arrivo in taxi di Conte al Quirinale il primo giorno dell'incarico (e anche ieri sera), al trolley trascinato goffamente lunedì scorso da Cottarelli, in perfetto stile spending review, che si è presentato al Colle con lo zaino sulle spalle. E poi il defilato Gentiloni che sei giorni fa aveva riunito collaboratori e dipendenti per il commiato ma che è rimasto a galleggiare fino a ieri sera.

Riassumendo: per molte ore l'Italia ha avuto tre premier, un incaricato rinunciatario (Cottarelli), un ex-incaricato e poi reincaricato (Conte) e un ex premier fino a ieri sera non del tutto ex (Gentiloni). La porta girevole del Quirinale, trasformato alla stregua di un bar-gelateria, ha visto andare avanti e indietro almeno tre premier in pectore.

Anche le opposizioni sono state almeno tre: una che prima voleva l'impeachment a Mattarella e poi lo sosteneva in caso di reincarico ai giallo-verdi (Meloni, Fdi); un'altra determinata a fare da scudo a Mattarella ma indisponibile a votare il governo di Mattarella (Martina, Pd) e la terza (Berlusconi, Fi) decisissima a fare tutte queste cose insieme, cioè stare con Mattarella, con la Lega, forse anche con l'immaginifico fronte repubblicano di Calenda e Renzi, con la Merkel e però anche col professor Savona (sì, per qualche ora si è immaginato anche questo: governo di centrodestra a guida salviniana).

Se qualcuno ancora ci capisse qualcosa o fosse ancora interessato a questo Dallas quirinalizio (a parte ovviamente Enrico Mentana che ne ha fatto ormai quotidianamente la sua unica ragione di vita) da oggi può solo stare alla finestra a guardare che altro s'è inventato Mattarella per evitare la figuraccia di presentarsi alla parata del 2 giugno senza un presidente del Consiglio accanto a sé.

Peggio di così aveva fatto solo la sindaca Virginia Raggi che ci mise 18 giorni per scegliere nove assessori (due dei quali saltarono dieci minuti dopo l'incarico) e 32 giorni per il capo di gabinetto, che si dimise un mese dopo. E la proverbiale ironia dei romani sui social regala sempre delle perle. «Un anno senza Totti e guarda come ci siamo ridotti».

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