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Cacciari attacca Draghi: "Dov'è il cambiamento?"

In un articolo pubblicato sulla Stampa Massimo Cacciari è andato all’attacco del premier e delle Regioni e ha chiesto al governo regole anti-contagio "sobrie ed incisive"

Cacciari attacca Draghi: "Dov'è il cambiamento?"

Governo e Regioni, i principali attori impegnati nella guerra contro il coronavirus, finiscono nel mirino di Massimo Cacciari. Il filosofo ha criticato duramente il modo in cui esecutivo e enti locali hanno affrontato l’emergenza sanitaria.

In un articolo pubblicato sulla Stampa, l’ex sindaco di Venezia ha attaccato l’esecutivo guidato da Mario Draghi spiegando che, forse a causa della sua scarsa "sensibilità", non è riuscito ancora a notare "un cambiamento di passo nell'affrontare la situazione". Cacciari ha sì sottolineato che la campagna di vaccinazione "non era stata, evidentemente, predisposta in modo efficace e dunque si è dovuto improvvisare" ma resta il fatto che "nel complesso delle inefficienze e disorganizzazioni burocratiche di cui l'Europa ha fatto mostra noi risultiamo ai primissimi posti".

La responsabilità delle Regioni

Poi l’affondo contro le Regioni. E l’attacco è spietato. Il filosofo ha evidenziato che "per l'ennesima volta è emerso il fallimento storico del regionalismo italiano, come l'istituzione dell'Ente Regione abbia finito col tradire le pur pallide istanze federaliste contenute nella Carta costituzionale". Per Cacciari ogni Regione procede secondo un concetto di autonomia che poi diventa "sempre più stretto parente di quello di anomia". E ciò, secondo il suo pensiero, non fa altro che moltiplicare "disuguaglianze nel trattamento di cittadini di uno stesso Paese". Nonostante ciò, però, bisogna essere cauti così da non commettere errori. L’ex sindaco di Venezia ha ricordato che si levano voci che vorrebbero addirittura ricentralizzare la politica sanitaria ma le stesse ignorano che ciò "comporterebbe appunto riformare Costituzione scritta e materiale. Nonché trasformare l' assetto delle forze politiche e i loro equilibri, poiché esse fondano le proprie fortune anche sull' esistenza di questi catafalchi centralistici che chiamiamo Regioni".

La crisi

Su tutto questo, ha ammesso Cacciari, il governo Draghi "c'entra davvero poco o nulla e non saranno certo le Banche centrali a fare quelle riforme, a prender quelle decisioni audaci, senza cui le membra d'Italia continueranno a 'corrompersi'". Per l’ex primo cittadino di Venezia le categorie interessate, come le imprese e i cittadini, "più drammaticamente colpiti dal maledetto virus" dovrebbero esigere altro: anzitutto equità in aiuti, sussidi e ristori. E poi chi di dovere dovrebbe spiegare "come si intenda far fronte allo straordinario aumento del debito che questi aiuti comportano e comporteranno”.

"Non lo si ripeterà mai abbastanza: non siamo affatto "tutti sulla stessa barca", come ripete la insopportabile retorica dominante", ha continuato con molta amarezza Cacciari che ha, poi, spiegato come la pandemia moltiplica disuguaglianze di ogni genere, su alcune delle quali è ben difficile intervenire, su altre invece doveroso. Doveroso è rimediare all'iniquità palese nella distribuzione dei sussidi, già comunque ora del tutto insufficienti". L’ex sindaco ritiene che il governo Draghi abbia fatto bene ad allargare la platea di coloro che dovrebbero "'ristorarsi' dei 'ristori'", ma in considerazione del cambiamento "ora la torta non può restare uguale, né il metodo della sua spartizione". Il filosofo, poi, diviene quasi un economista tanto che spiega che in base al calcolo attuale il ristoro incide percentualmente, per imprese che avevano un pari fatturato nel 2019, "in misura maggiore per quelle che hanno subito una perdita minore. E si tratta comunque di incidenze incomparabili rispetto agli interventi garantiti in altri Paesi".

E ciò non è un caso. Secondo Cacciari non potrebbe essere diversamente vista la nostra situazione debitoria. Proprio per questo il filosofo invita il governo ad indicare quali manovre di bilancio si vogliono predisporre "per ottenere i miliardi ancora necessari al sostegno di imprese e lavoratori. O l'idea è di scaricare tutto su discendenza e debito, Europa e mercati permettendo?".

Le disuguaglianze e il ruolo della scuola

Allo stesso modo l’ex sindaco sottolinea come sia doveroso contrastare l'aggravarsi delle disuguaglianze sociali e di genere che la crisi produce. E qui un ruolo importante lo gioca la scuola che, in questo ultimo anno, pure ha vissuto una difficile situazione con chiusure e l’ormai nota Dad, la didattica a distanza. "Si prendano tutte le iniziative necessarie, si facciano tutti gli investimenti per la sicurezza in aule, trasporti, si vaccini il vaccinabile, ma le scuole devono restare aperte”, è l’esortazione del filosofo.

Quest’ultimo ha affermato che non è solo il fatto che a distanza non si fa scuola ma che stando a casa allora "sì la "distanza sociale" predicata per ogni dove trionfa in pieno. Tra chi segue o finge di seguire la sua lezione in una stanza tra fratelli e parenti e magari "connesso" precariamente, e chi dispone di ogni utile servizio". Per Cacciari la distanza sociale è intollerabile tra i giovani e ancora di più tra le madri "tra quelle senza aiuto e quelle che possono "godere" del nostro solito "welfare famigliare", tra quelle che devono scalare un Everest quotidiano per combinare lavoro fuori e cura dei figli in Dad, e quelle che hanno i mezzi per pagarsi tutti i sostegni desiderati".

I prossimi provvedimenti del governo

Ma vi è un altro punto importante su cui bisogna puntare i riflettori. Rivolgendosi ai professionisti dell’informazione, Cacciari ha invitato i media non solo a fornire notizie su "morti e feriti per Covid e alle ininterrotte immagini di aguzzi aghi somministranti vaccini" ma anche a dedicare uno spazio per le dichiarazioni e interviste di medici psicologi, psicanalisti e pediatri "sulla qualità attuale della vita di madri, bambine e bambini, sui gravi disturbi psichici che il perdurare della situazione va moltiplicando".

Infine, l’ex sindaco di Venezia dedica un passaggio della sua lettera ai possibili futuri provvedimenti, come decreti o Dpcm, che il governo dovrà mettere in campo per frenare l’ondata di contagi. Sull’argomento Cacciari è estremamente chiaro. Il filosofo, citando un recente saggio del giurista Natalino Irti, "Viaggio tra gli obbedienti", chiede a Draghi ed al governo chiarezza sulle norme da seguire ed invita il governo a lavorare affinché queste "siano finalmente sobrie e incisive, rispondano a un disegno razionale, permettano efficaci controlli", perché le regole "oscure e prolisse da cui siamo inondati da più di un anno sono specchio di incapacità di decisione". "L' inflazione di regole- evidenzia Cacciari- suscita solo sconcerto e accresce quel sovrapporsi di ordinamenti sul territorio nazionale che mandano in frantumi l' unità del Paese, ancora più di quanto già non lo sia (si vedano gli impressionanti dati sull'aggravarsi degli squilibri tra Nord e Mezzogiorno)". Il filosofo, quindi, si appella direttamente a Draghi chiedendo che "ci risparmi i decreti di 120.000 parole (13 volte la Costituzione) emanati dal Conte bis, decreti fatti di rinvii e deroghe, drammatici esempi di 'legge, che non può essere né ascoltata né obbedita'".

"Così Natalino Irti: che nelle ore "della oscura minaccia" ci sia data almeno la consolazione di non dover obbedire a una "confusa moltitudine di parole", è l’amara conclusione espressa da Cacciari.

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