Coronavirus

"Ha sbagliato la circolare". Ora Speranza è all'angolo

Ministero della Salute e governo sulla graticola per la causa da 100 milioni di euro. Il direttore dell'ospedale di Alzano: "Perché la modificarono?"

Covid, Speranza all'angolo: "Ha sbagliato la circolare" Esclusiva

Ci sono volute alcune ore per analizzare il documento, ma ora il sentimento barcolla tra l’incredulo e il basito. I legali dei 500 familiari delle vittime del Covid, guidati da Consuelo Locati, considerano “fumo negli occhi” la memoria depositata dall’Avvocatura dello Stato a difesa di Palazzo Chigi e del ministero della Salute. Trentasei pagine “generiche e molto formali”, in cui “vengono paragonate le pere con le mele”. E che dunque sanno di accozzaglia di argomenti “poco convincenti”. Il motivo dello scontro è la causa civile da 100 milioni di euro ora nelle mani del Tribunale Civile di Roma. Da una parte i parenti dei morti nella Bergamasca, dall’altra le istituzioni statali. Governo in primis. Entrambe le parti hanno consegnato alla magistratura le loro deduzioni scritte e si attende nei prossimi giorni una decisione. Intanto però è tempo per le strategie. E di passaggi poco chiari nella difesa dell’Avvocatura, il pool di legali ne ha trovati a bizzeffe.

La conto sulle vittime

Innanzitutto quei dubbi sul conteggio dei defunti di Covid (leggi qui). I familiari sostengono che con alcune omissioni il governo abbia “cagionato decine di migliaia" di dipartite, "un terzo delle quali avrebbero potuto essere evitate”. L’Avvocatura invece ritiene non sia così. E che comunque le percentuali di probabilità siano troppo basse per dare la colpa all’esecutivo. “L’intervento statale (e regionale) - si legge - avrebbe avuto il 33,33% di possibilità di salvare ciascuna delle vittime, il cui decesso, invece, si sarebbe comunque verificato con una probabilità del 66,67%”. Cioè un dato maggiore a quel 50%+1 che, in punta di diritto, avrebbe certificato il “nesso di causalità” tra omissioni dello Stato e morti. “Provate a fare il conto: quanto è il 33% di 126mila decessi?”, domanda Robert Lingard. “Parliamo di 42mila anime, persone che oggi sarebbero ancora vive. Sono calcoli da terza elementare. Vi immaginate chi non sa fare conti basilari a realizzare le stime sull'R0?”.

Qualcosa non torna

Che poi anche il computo totale di vite spezzate sembra non tornare. L’Avvocatura è convinta che “il rapporto tra casi confermati e vittime in Italia non si discosta da quello esistente nel resto del mondo”, quindi tutto sommato il Belpaese non s'è comportato così male. Il problema, fanno notare i familiari delle vittime, è che “per dimostrare la sua tesi il governo paragona le mele con le pere”. La piccola Italia viene confrontata con l'Africa intera e con l'America. Inoltre non viene considerato il tasso di mortalità per 100mila abitanti, ma solo il valore assoluto in rapporto ai contagi. "Mi sono già attivato per spedire a Speranza una scatola di regoli - dice Lingard - cosi che possa consegnarli agli avvocati che difendono il Ministero comparando gli Stati con i continenti”. Ci sono poi altre due questioni da sottolineare. L’Iss sul suo sito avverte che a inizio pandemia è “probabile” che i decessi siano stati “sottostimati” perché “molti pazienti sono deceduti senza essere testati”. Inoltre l’Istat assicura che nel 2020 la mortalità è stata la più alta mai registrata dal Dopoguerra. Come può allora l’Avvocatura sostenere che in Italia ci siano statistiche simili al resto del mondo? “Dovranno trovare argomenti più convincenti - dice al Giornale.it l’avvocato Luca Berni - Servirà ben altro per minimizzare responsabilità che sono ineluttabili”.

Il mistero delle circolari

Il discorso vale anche per la questione circolari, uno dei principali capi di accusa che pende sul ministero guidato da Speranza. Come noto il 22 gennaio il dicastero diramò indicazioni operative per individuare i positivi. Quel giorno per sottoporre a test un sospetto bastava che il paziente presentasse motivi epidemiologici (viaggio in Cina) o clinici (polmonite strana). “Era una circolare perfetta”, dice al Giornale.it Giuseppe Marzulli, ex direttore sanitario dell’ospedale di Alzano Lombardo. I problemi arrivarono il 27 gennaio, quando il dicastero modificò le disposizioni e tolse al medico la discrezionalità di fare un test ai malati con un decorso clinico inspiegabile. “Perché la cambiarono?”, si chiede Marzulli. Si è sempre detto che vennero seguite le indicazioni dell’Oms, cosa che non solleva il ministero dalle proprie responsabilità. Ma nella memoria difensiva l’Avvocatura aggiunge che la scelta avvenne "sulla base delle indicazioni" delle Regioni per migliorare “il coordinamento inter-istituzionale”. Ed è qui che casca l’asino. “In sostanza - attacca Lingard - siccome sanno di aver compromesso la sorveglianza epidemiologica con quella modifica sbagliata, ora tentano di aggrapparsi alla scusa di aver cercato di facilitare il coordinamento. In verità il virus è stato libero di circolare fino a fine febbraio.

E a Codogno è stato scovato solo contravvenendo alle indicazioni del ministero”.

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