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Covid, zona rossa e bugie. Conte e Speranza dai pm

Interrogati il 10 maggio per omicidio ed epidemia colposa. Quei 4mila morti evitabili in Val Seriana

Covid, zona rossa e bugie. Conte e Speranza dai pm

Se son reati, fioriranno. Il redde rationem sulla pandemia si avvicina per Giuseppe Conte e Roberto Speranza. L'ex premier e l'ex titolare alla Salute saranno interrogati dal Tribunale dei ministri di Brescia il prossimo 10 maggio nell'inchiesta in cui sono indagati per omicidio colposo ed epidemia colposa sulla gestione del Covid in Val Seriana.

Secondo fonti giudiziarie, l'accelerazione sarebbe stata richiesta dalla stessa Procura, che ha ereditato dai pm di Bergamo i 24 faldoni relativi alle loro posizioni e frutto di due anni di indagini, di cui il Giornale ha dato notizia già nell'aprile 2021. I pm guidati dal procuratore Francesco Prete avevano peraltro già proposto «approfondimenti istruttori» al Tribunale dei ministri, un collegio formato da tre giudici civili e presieduto da Mariarosa Pipponzi, che da allora aveva 60 giorni per accogliere la proposta dei pubblici ministeri bresciani.

A quanto si apprende, l'interrogatorio potrebbe preludere a un sostanziale via libera e alla ritrasmissione degli atti a Prete. In questo caso servirà l'autorizzazione delle Camere di appartenenza dei due esponenti di M5s e Pd, che potrebbe essere richiesta al Parlamento dallo stesso Prete già dopo gli interrogatori. La questione ruota intorno alle dichiarazioni di Conte e Speranza che secondo i pm di Bergamo avrebbero mentito loro sulla zona rossa in Valseriana, la cui chiusura ritardata avrebbe causato la morte evitabile di almeno 4mila bergamaschi (così dice la relazione ai pm del virologo Andrea Crisanti, oggi senatore Pd) e avrebbero detto balle sul piano pandemico, colpevolmente non aggiornato eppure teoricamente applicabile né preso in considerazione dalla task force anti-Covid; avrebbero mentito a Oms e Ue sulla reale preparedness dell'Italia ad affrontare la pandemia, tanto da aver pianificato la sparizione di un report Oms indipendente che li smascherava; avrebbero sottovalutato le criticità sulle misure (in molti casi tardive) messe in campo per fronteggiare l'emergenza, come chiedeva invano l'allora viceministro Pierpaolo Sileri, che per tutta risposta avrebbe ricevuto pesanti minacce di dossieraggio da Goffredo Zaccardi, allora capo di gabinetto di Speranza, documentate dagli scambi di sms e whatsapp in mano ai pm.

Ecco perché nel filone d'indagine bresciano potrebbero confluire altre posizioni. Nei giorni scorsi infatti la Procura Generale bresciana ha spostato nella stessa città, su richiesta della difesa, la posizione dell'ex coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, imputato in concorso con Conte e Speranza degli stessi reati. Lo stesso destino dovrebbe toccare, o per decisione spontanea del pool guidato da Antonio Chiappani o su richiesta delle difese, a un'altra decina di indagati presunti concorrenti nel reato con l'ex premier e l'ex ministro, che a loro volta potrebbero depositare entro tre mesi memorie difensive o chiedere di essere interrogati. Come il presidente dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro o il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli. D'altronde, è questo il cuore della questione da dirimere, dall'efficacia alla tempestività delle misure, vedi i lockdown, fino all'incauto acquisto di mascherine farlocche dalla Cina, su cui indagano almeno altre tre Procure. Chi ha consigliato cosa a Conte e Speranza? Chi ha deciso di non fare la Zona rossa? E perché? È evidente che le loro posizioni sono in conflitto, bisognerà capire se alla Procura di Brescia basteranno gli interrogatori o se chiederanno un rinvio a giudizio.

A quanto si apprende va avanti anche l'indagine degli 007 del ministero di Giustizia sulla Procura di Bergamo per le interviste di Chiappani alla Stampa, a Repubblica e alla Rai come anche quella interna sulla diffusione incontrollata di notizie «sensibili» che hanno anticipato la chiusura delle indagini, assegnate da Chiappani alla Guardia di Finanza.

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