Avrebbe aiutato 14mila evasori italiani. Per questo Credit Suisse Ag è indagata dalla Procura di Milano. L'accusa è di aver violato la legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle società per reati commessi dai propri dipendenti. L'inchiesta riguarda 14mila correntisti italiani, che attraverso la banca con sede a Zurigo avrebbero trasferito all'estero più di 14 miliardi di euro. Sotto la lente della Guardia di finanza e dei pm sarebbero inoltre finiti alcuni manager del gruppo. Non risulta coinvolta invece la filiale italiana, Credit Suisse Italia.«Le nostre attività con clienti privati sono sistematicamente concentrate su patrimoni dichiarati - fa sapere un portavoce da Zurigo - Il gruppo ha chiare regole interne e processi per assicurare che si conduca il lavoro in accordo alle leggi in vigore in Italia. In relazione alla voluntary disclosure approvata dal governo italiano nel 2014 Credit Suisse ha immediatamente chiesto ai propri clienti di fornire prove per dimostrare di essere in regola dal punto di vista fiscale. Questo processo è stato virtualmente concluso». Il fascicolo milanese è aperto da oltre un anno. La maxi frode fiscale sarebbe stata messa in atto grazie alla stipula all'estero di false polizze assicurative. Il procuratore aggiunto Francesco greco e i pm Gaetano Ruta e Antonio Pastore cercano di ricostruire, con le indagini del Nucleo di polizia tributaria della Gdf, il meccanismo della colossale evasione fiscale. Le operazioni finanziarie sarebbero state eseguite tra il Liechtenstein e le isole Bermuda. L'escamotage delle assicurazioni fittizie serviva a portare denaro oltre confine senza dichiararlo al Fisco italiano. All'estero sarebbero così finiti oltre 14 miliardi di euro, mentre l'ammontare della cifra evasa deve ancora essere quantificato. L'inchiesta non è conclusa. Le Fiamme gialle infatti stanno ancora facendo gli accertamenti sui 13-14mila conti esteri riconducibili ad altrettanti clienti italiani. I reati ipotizzati sono di frode fiscale, ostacolo all'attività di vigilanza, riciclaggio e abusivismo finanziario. Il gruppo bancario svizzero invece è indagato appunto per la legge 231. L'indagine era partita a metà dicembre 2014 con l'acquisizione di una serie di documenti e sequestri di carte nella sede milanese di Credit Suisse Italia. Secondo gli inquirenti, ai clienti italiani della banca sarebbero state proposte false polizze assicurative. Questa attività non sarebbe poi stata inserita nella contabilità ufficiale di Credit Suisse Life & Pension (Cslp), società del gruppo domiciliata in Liechtenstein. Una parte del denaro evaso, circa 8 miliardi, sarebbe finito su conti anonimi alle Bermuda. Alla chiusura delle indagini i contribuenti dovranno spiegare se hanno dichiarato al Fisco i depositi esteri nel mirino o se nel frattempo li hanno regolarizzati. Alcuni di loro hanno già ricevuto dall'ufficio controlli dell'Agenzia delle Entrate l'avviso di accertamento per il recupero dell'imposta evasa. Il trucco delle assicurazioni che ha fatto emergere la responsabilità della banca sarebbe stato scoperto - scrive l'Espresso - grazie a una sorta di «manuale» per evasori scritto per guidare i funzionari italiani.Negli anni tra il 2008 e il 2012 anche le autorità giudiziarie di Germania, Francia, Brasile e Stati Uniti avevano indagato sull'utilizzo per non pagare le tasse di conti correnti presso Credit Suisse da parte di privati. Nel maggio del 2014 la banca elvetica aveva ammesso la propria responsabilità nell'aiutare 22mila clienti statunitensi a nascondere al Fisco circa 10 miliardi di euro, portandoli in Svizzera. La multa a carico della società era stata di 2,6 miliardi di dollari.
Se verrà confermata, la frode italiana avrebbe dimensioni maggiori rispetto a quella americana. E in caso di patteggiamento le autorità nostrane potrebbero chiedere in cambio alla banca elvetica, come è successo negli Stati Uniti, la lista completa dei clienti evasori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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