Politica

La crisi di Conte è un reality show

Nel pieno della campagna vaccinale, il premier ha tirato per le lunghe la crisi pur di rimanere a Palazzo Chigi

La crisi di Conte è un reality show

Alla fine bisogna dar ragione, almeno su questo punto, a Matteo Renzi: la democrazia non è un reality show, ma con Giuseppe Conte è come se lo fosse diventato. Gli italiani l’hanno vissuto sulla loro pelle nei giorni più tragici di febbraio e marzo, quando attendevano le conferenze stampa in diretta Facebook del premier per conoscere il proprio destino manco fossero una serata di “C’è posta per te”. E ora la storia si ripete con questa pazza, infinita crisi di governo. I maliziosi diranno che il regista di ogni spettacolarizzazione del presidente abbia come regista Rocco Casalino, già abituato agli studi del “Grande Fratello”. Altri insinueranno che è tutto merito (o colpa) dell’ex sindaco di Firenze, pure lui avvezzo alla “Ruota della Fortuna”. Ma chiunque sia lo sceneggiatore, alla fine a sguazzare nel ruolo televisivo è sempre lui: Giuseppi Conte, l’ex sconosciuto diventato avvocato del popolo ormai affascinato dalle luci della ribalta.

Ieri tuttavia il copione della crisi ci ha regalato l’ultima imbarazzante puntata di un reality forse arrivato ai titoli di coda. L’irritazione è trapelata pure dal Quirinale, solitamente parco di reazioni e veline. E ne ha ben motivo Mattarella per essere infuriato. Dopo aver capito che i responsabili non si sarebbero mai fatti vivi, e che mercoledì la relazione sulla Giustizia di Bonafede sarebbe diventata la Waterloo del Conte bis, il premier ha fatto arrivare alle agenzie l’annuncio che il giorno successivo in Consiglio dei ministri avrebbe annunciato che subito dopo sarebbe salito al Colle per annunciare a Presidente della Repubblica le sue dimissioni. Ma che ci va a fare in Cdm e al Quirinale se l’addio a Palazzo Chigi l’ha già spiattellato urbi et orbi via media? "La democrazia ha i suoi rituali", disse Renzi nella conferenza stampa per le dimissioni di Bellanova e Bonetti. Ed è vero che con Conte molti di questi sono saltati. Normalmente il primo ministro fa presente l’intenzione di salire al Colle, poi va al Quirinale ed è allora che rimette il suo mandato nelle mani del Capo dello Stato. Annunciarlo il giorno prima, dando appuntamento alla maratona Mentana del giorno successivo, è uno schiaffo alle regole non scritte della politica. Certo si tratta di una mossa politica per accelerare le reazioni di sostegno di M5S e PD, ma quante grida indignate all’irrispettoso trattamento per Mattarella avremmo sentito con altri attori in scena?

In fondo tutto l’ultimo anno del Conte bis è stato un lungo reality show, tragicamente allungato dalla crisi sanitaria. La prima puntata risale allo scorso febbraio quando Italia Viva annunciò la sfiducia al ministro Bonafede. Poi il blitz non andò a segno e il coronavirus fece il resto, trasformando uno scontro politico in una tragica commedia. Conte in tv ha ricoperto tutti i ruoli: quello del premier rassicurante (“siamo prontissimi”) a quello del bacchettatore, passando per l’uomo delle promesse mai mantenute (“sacrifici oggi per passare un Natale sereno”). Ha annunciato dirette social cui si è presentato con ore di ritardo. Ha spiegato dpcm in diretta televisiva neppure fosse un gioco di società. Quando poi c’era da risolvere un problema vero, anche politico, ha scelto la strada del rinvio in stile “lo scoprirete dopo la pubblicità, restate con noi” (vedi il dossier autostrade, le critiche di Iv al recovery plan e la delega ai servizi… solo per citarne alcuni).

Le ultime due settimane sono poi paradigmatiche di questo stile tipicamente contiano: rinviare per evitare il redde rationem. Nel pieno dell’emergenza sanitaria si può rimproverare a Renzi di aver avviato la crisi di governo, ma va anche detto che Conte non ha fatto nulla per chiuderla in fretta. Anzi. L'ha prolungata per due settimane, con l'unico scopo di rimanere a Palazzo Chigi: è legittimo, ma va detto. Ha parlamentarizzato la crisi il chiedendo aiuto col cappello in mano ai responsabili come si domanda sostegno ai telespettatori per il televoto. Ha trasformato i suoi discorsi alla Camera e al Senato in due show seguitissimi su tutti i canali. E ha pure tentato di rinviare di un giorno il voto sulla relazione di Bonafede. La salita al Colle pre-annunciata sui media è dunque solo l’ultimo capitolo di una sceneggiatura ben studiata, che però ora ha una pagina bianca tutta da scrivere. Forse inattesa.

Resta da capire se stasera Conte sarà ancora o no il protagonista del reality show che ne seguirà.

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