Le critiche dei penalisti: la riforma è debole ed evita i problemi veri

Il presidente Caiazza: serve più formazione. Pd e M5s esultano, prudenti Lega, Fdi e Iv

Le critiche dei penalisti: la riforma è debole ed evita i problemi veri

La bozza di riforma del Csm approvata ieri all'unanimità dal Consiglio dei ministri e che ora tornerà in Parlamento è «debole». A bocciarla, quasi senza appello per come è adesso, è il presidente dell'Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza. «Non abbiamo ancora avuto il tempo di leggere il testo finale - spiega - ma la consideriamo una riforma molto debole, lontana dalle esigenze di riforma, una riforma che evita tutte le questioni vere da riformare della magistratura italiana e dell'ordinamento giudiziario, quindi la formazione professionale, l'avanzamento automatico delle carriere, la deresponsabilizzazione per conseguenza professionale del magistrato, l'assurdità del distacco dei magistrati presso l'esecutivo, con una confusione fisica tra il potere giudiziario e il potere esecutivo». Quando allo stop al ritorno alla toga per i magistrati eletti o che hanno ricoperto incarichi di governo, Caiazza non lo trova rivoluzionario: «Qui ci trastulliamo con le porte girevoli per quei 4-5 magistrati che sono eletti parlamentari. Mi sembra una cosa francamente poco centrata». Stessi toni sulla riforma del sistema elettorale del Csm, visto che al presidente dei penalisti «sembra marginale l'illusione che modificando i sistemi elettorali si cambino la testa e le culture di un Paese». Lapidario anche il commento del segretario Uicp, Eriberto Rosso: «La bozza presentata - ha detto in apertura di intervento all'inaugurazione dell'anno giudiziario dei penalisti in corso a Catanzaro - è assi debole e non risponde alle questioni che abbiamo posto».

Così, per gli avvocati penalisti, che stanno lavorando a due leggi di iniziativa popolare per riformare distacchi dei magistrati e valutazioni professionali, il focus adesso si sposta sul dibattito in Parlamento. «Quando siamo stati chiamati a dare il nostro parere, come abbiamo fatto e ci è stato chiesto in fare con la riforma del processo penale, penso che abbiamo dato un buon contributo», spiega Caiazza. «Mi auguro - conclude - che lo si possa dare anche su questo tema, anche se non so quale sarà il percorso parlamentare. Noi siamo sempre disponibili».

Come prevedibile, decisamente di altro tenore le reazioni arrivate dalla politica. «Bene la proposta di riforma del Csm approvata dal Consiglio dei ministri. In linea col programma di governo e con le indicazioni contenute nel discorso del presidente Mattarella applaudito dalle Camere. Ora avanti», twitta il segretario del Pd Enrico Letta. Soddisfatti anche i pentastellati, mentre è più prudente Enrico Costa, responsabile Giustizia di Azione, che saluta il «sacrosanto» stop alle porte girevole ma rimarca le «perplessità»: ossia «finte valutazioni e peso delle correnti». «Porteremo in Aula i nostri emendamenti, dando per scontato che la riforma Csm non sia blindata. Sarebbe imperdonabile», conclude l'esponente del partito di Calenda, e anche Lucia Annibali di Iv auspica una «riflessione» prima del varo definitivo.

Ma sul punto, dal Pd, Anna Rossomando, Alfredo Bazoli e Walter Verini invitano invece a sostenere «il punto di equilibrio raggiunto in Cdm», mentre la responsabile Giustizia della Lega, Giulia Bongiorno, plaude il «punto di partenza» e ricorda: «Un cambiamento radicale sarà possibile solo grazie ai referendum».

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