Cronaca nera

Quella croce e il presagio del silenzio

In una foto pubblicata sui social da una delle vittime di Brandizzo si vede il metallo color rosso fuoco, come un pezzo di lava o come un cuore ardente e, sopra quel tizzone, due sottili fenditure bianche a forma di crocifisso

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La nota dell'Agi è dell'1,32 di ieri: «I cinque operai che lavoravano sui binari alla stazione di Brandizzo, nel Torinese, sono stati investiti e uccisi da un treno regionale. L'episodio, avvenuto poco dopo mezzanotte, ha coinvolto altri due lavoratori, rimasti feriti». Il video, invece, era nato (per viverci in eterno) poche ore, forse pochi minuti prima, su TikTok. Sono 50 secondi, divisi in tre scene. Nella prima scena si vede la saldatura di un pezzo di rotaia, e sotto, con audio a palla, Nun me ne fott, cantata dai rapper David Guetta e Geolier.

La seconda scena, con sotto The Power of Love dei Frankie Goes to Hollywood, è una foto: si vede il metallo color rosso fuoco, come un pezzo di lava o come un cuore ardente e, sopra quel tizzone, due sottili fenditure bianche. A forma di croce, anzi proprio di crocifisso. Sotto la foto, la didascalia: «È la prima volta che mi succede. Mentre che saldo la rotaia mi è uscito un crocifisso Dio mi vuole dire qualcosa sicuramente nonostante lo richiamo tutti i giorni ultimamente perché non è un bel periodo per me». Nella terza scena si vedono macchinari, rotaie, blocchi di marmo, ma sotto nulla, nessun commento musicale, un silenzio assoluto.

Quel silenzio assoluto è la firma di Michael Zanera, 34 anni, una delle vittime del miliardesimo «incidente sul lavoro», formula burocratica che sta a significare «omicidio per mano di ignoti», travolto dal ghiaccio della premonizione, prima che da un treno che andava a 160 chilometri orari. Dopo la rimozione dei cadaveri, e dopo i rilievi dei tecnici, e dopo un po' di altre cose previste dal protocollo, Brandizzo, frammento della città metropolitana di Torino, per due, tre giorni, o magari per una settimana, sarà la capitale d'Italia. Ci arriverà un mucchio di gente in giacca e cravatta, o in tailleur, ma con i tacchi bassi, e come sottofondo ci sarà un brusio di commozione esibita, sempre prevista dal protocollo. Anche quelle scene saranno riprese e poi viste da milioni di persone, come l'opera (tale ora è diventata, perché anche l'arte si nutre di morte) di Michael Zanera, ma non su TikTok, bensì nei tg di ogni ordine e grado e soprattutto di share.

Poi, silenzio, fino al prossimo «incidente sul lavoro».

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