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La crociata per la Natività. "Diventi patrimonio Unesco"

Il sottosegretario Mazzi: "Simbolo globale che unisce 2 miliardi di persone". Quei tentativi di delegittimazione

La crociata per la Natività. "Diventi patrimonio Unesco"
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L'Italia prepara un'altra mossa culturale dal forte valore simbolico: la candidatura del presepe e dell'arte della sua creazione a patrimonio mondiale dell'Unesco. Questo l'annuncio del sottosegretario di Stato alla Cultura con delega Unesco Gianmarco Mazzi: "Dopo i riconoscimenti Unesco per il canto lirico e la cucina, l'Italia si prepara a candidare il presepe e l'arte della sua creazione a patrimonio dell'umanità, nell'anno dedicato a San Francesco". Mazzi ha rimarcato che si tratta di "una candidatura universale": "La Natività esprime valori spirituali profondi ed è simbolo globale di amore, luce e speranza che unisce oltre due miliardi e mezzo di persone nel mondo. Si tratta di un gesto che rievoca le origini francescane del presepe e lancia, in un tempo segnato da incertezze, una forte invocazione di fraternità e pace". Molto più di un progetto culturale: nelle parole del sottosegretario troviamo una risposta forte e chiara a chi ha tentato di ridurre il presepe a residuo folkloristico o peggio a elemento problematico per non urtare sensibilità di minoranze religiose o correnti ideologiche.

Negli ultimi tempi il presepe è finito più volte sotto attacco, la cronaca lo testimonia. Dalle statuine danneggiate ai volti deformati (o cancellati, come avvenuto a Bruxelles, nel cuore dell'Europa), passando per i "no" delle amministrazioni di sinistra (da Genova a Savona, l'elenco è lungo), non parliamo di controversie di piccolo conto o di semplici provocazioni artistiche: sono atti che si inseriscono in un clima in cui la tradizione cristiana viene rivista, messa in discussione e ridotta a semplice elemento scenografico destinato a non offendere. C'è chi sostiene che nelle scuole il presepe debba essere tolto o sostituito con manifestazioni generiche di festa invernale per non urtare la sensibilità di chi professa altre fedi in nome dell'immarcescibile retorica inclusiva. Ma ogni statuina è memoria, è casa, è tradizione. E questo nessuno può cancellarlo, con buona pace dei talebani iper-progressisti.

La candidatura non arriva in un vuoto simbolico.

In un'epoca segnata da incertezze globali, in cui si dibatte sul senso delle nostre radici, l'Italia lancia un messaggio chiaro: la Natività va valorizzata e protetta, non emarginata. È un invito a ricordare chi siamo, da dove veniamo e soprattutto cosa vogliamo essere nel futuro

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