Nessun onere per lo Stato. Tradotto, nessun indennizzo previsto per Autostrade per l'Italia. Il testo definitivo del Milleproroghe è stato firmato ieri dal presidente della Repubblica. Niente indennizzo per i concessionari che chiedono la risoluzione del contratto, anche se la causa è un cambiamento delle regole. Zero indennizzi anche se la decisione di chiudere il contratto è dello Stato, ma la responsabilità è del concessionario.
Il destino di Autostrade ormai sembra segnato, soprattutto visto quello che è successo ieri sull'autostrada A26, dove una parte della volta della galleria Bertè è finito sulla carreggiata autostradale, causando la chiusura di un tratto dopo il casello di Masone, direzione Genova. «Ora basta, revochiamo le concessioni», è stato il coro all'unisono degli esponenti M5s.
La vicenda ha riportato alla mente i tragici fatti di Genova del 14 agosto 2018, con la caduta del Ponte Morandi. La chiusura del tratto della A26 oggi sarà oggetto di un incontro urgente con la società Autostrade per l'Italia convocato in serata dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Le reazioni del mondo politico non si sono fatte attendere: «Episodio che ci lascia allibiti», dice il governatore della Liguria Giovanni Toti, «la galleria è stata sequestrata dalla magistratura e quindi spetterà ai loro periti stabilire cosa è successo». «Ci dispiace per quanto successo oggi sulla A26», ha replicato l'ad di Aspi, Roberto Tomasi. «I tecnici sono subito intervenuti e stanno verificando l'accaduto. Procederemo col massimo rigore, su tutti i fronti»
Anche se il decreto ufficialmente non prende esplicitamente in considerazione il caso che ha ispirato la riforma, cioè la volontà di ritirare la concessione ad Autostrade, il capitolo costi è tutto da definire. Il decreto, ad esempio, è a rischio ricorsi da parte di Atlantia e anche di rilievi costituzionali, visto che la norma interviene su contratti già in vigore. Ma il governo ha deciso di andare avanti. A seguito del decreto con la stretta sulle concessioni, dopo le feste, sarà il turno della relazione del ministero delle Infrastrutture sul caso Autostrade. Poi la risposta di Aspi, società controllata da Atlantia della famiglia Benetton guidato dall'ad Roberto Tomasi, al decreto e alla stessa relazione.
Nel governo convivono due linee. Chi intende comunque arrivare alla fine della concessione, in primo luogo i Cinquestelle. Poi chi cerca una soluzione più equilibrata. Un punto di mediazione potrebbe essere una revisione della concessione, sempre che Autostrade per l'Italia sia d'accordo. L'obiettivo di Italia Viva di Matteo Renzi è modificare il Milleproroghe durante la conversione. Senza una nuova versione dell'articolo 37, quello che annulla in alcuni casi gli indennizzi per le società concessionarie, tutto il provvedimento è a rischio, soprattutto al Senato dove i numeri della maggioranza sono risicati.
In difesa di Aspi si è espressa Confindustria. In una nota viale dell'Astronomia ha espresso «preoccupazione per un modo di agire» del governo «che nega la certezza del diritto e mina la fiducia dei privati nei confronti dello Stato». Ieri il titolo di Atlantia in Piazza Affari ha chiuso a -1,7 per cento.
Tra le novità spuntate nelle ultime bozze del Milleproroghe, lo stop al pagamento dei canoni delle concessioni balneari fino al 30 giugno 2020. Alla base della decisione la necessità di «sostenere il settore turistico-balneare e quello della nautica da diporto».
Poi lo sblocco di 213 milioni di euro accantonati per coprire eventuale maggiore spesa sugli interessi del debito.
Una «assicurazione» sulle emissioni del 2017, comunque in controtendenza rispetto a quello che sta succedendo, visto che i rendimenti d'emissione dei nostri titoli di Stato continuano a salire», ha denunciato ieri Renato Brunetta, responsabile economico di Forza Italia.
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