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Crosetto silura il generale. Ma il Pd vuole la gogna

Vannacci rimosso dal comando non chiede scusa: «Libero di pensare». Sinistra: trasferirlo non basta

Crosetto silura il generale. Ma il Pd vuole la gogna

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Il generale di divisione Roberto Vannacci è stato rimosso dal comando dell'Istituto geografico militare di Firenze per il suo libro «Il mondo al contrario», che ha sollevato un putiferio. Non significa destituzione o allontanamento dalle Forze armate, ma «una mossa che punta ad abbassare i toni» dell'aspra polemica sul suo manoscritto, auto prodotto e politicamente scorrettissimo, osserva un generale della riserva. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è intervenuto di nuovo su X con il montare delle polemiche alimentate dai social: «Da un lato chiedono punizioni esemplari, dall'altro mi insultano perché sarebbe stato punito. Non è stato punito e non avrà punizioni esemplari sommarie perché, come ho scritto, ci sarà un regolare esame disciplinare. La Difesa ha le sue regole e Vannacci le conosce bene».

Il generale politicamente scorretto resterà a Firenze, ma è stato trasferito al Comando delle forze operative terrestri. Lo Stato maggiore fa sapere che rimarrà «in forza extra organica a disposizione del comandante area territoriale per incarichi vari». Tradotto significa che è stato silurato, ma all'opposizione non basta e vorrebbero vederlo degradato nella pubblica piazza. Pd in testa, con Graziano che chiede un «rapido procedimento disciplinare». Vannacci, al Diario del giorno su Rete 4, ha dichiarato sulla rimozione: «Non replicherò in quanto ritengo che siano decisioni gerarchiche e per le quali risponderò nelle sedi e secondo i tempi che saranno giudicati opportuni e che mi verranno indicati dalla mia catena di comando». Un generale in servizio attivo spiega al Giornale: «Non entro nel merito dei contenuti, ma un due stelle come Vannacci non può pubblicare un libro del genere senza autorizzazione. Da una parte c'è il giusto rispetto della libertà di pensiero, ma dall'altra la disciplina». L'alto ufficiale fa notare che «se sei ancora in servizio ci sono dei limiti da rispettare. Poi non possiamo lamentarci se salta fuori un altro generale all'opposto, figlio dei fiori». Ambienti militari fanno notare che «Vannacci è figlio d'arte e ha sempre fatto quello che voleva. I giornali che adesso lo mettono in croce lo portavano in palmo di mano come generale grillino quando denunciava problemi con l'uranio impoverito in Iraq».

Vannacci non fa marcia indietro anche se ha ammesso: «Non mi aspettavo un polverone del genere». In tv ha ribadito che «la Costituzione garantisce la libertà di parola. Da me nessuna istigazione all'odio». E ribadito: «Combatto il pensiero unico che vieta la critica ad una determinata categoria di persone». E non chiede scusa a nessuno, compresa Paola Egonu definita con tratti somatici che non rappresentano l'italianità. «Non vedo perché debba porgere delle scuse - dichiara Vannacci - per un'espressione che non è offensiva. Ho detto una cosa che è ovvia».

L'ex capo di Stato maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini, sostiene «che l'ha fatto apposta, quando è stato parcheggiato all'Istituto geografico militare senza più possibilità di carriera. Una mossa che indica qualche obiettivo al di fuori delle Forze armate». Secondo il generale dell'Aeronautica il libro di Vannacci «non farà tanti proseliti nelle Forze armate, a parte i più fanatici».

Un altro generale in congedo interpellato dal Giornale la pensa diversamente: «Ho letto la premessa del libro e sicuramente c'è stata una strumentalizzazione delle parole dell'autore, che conosco fin da quando era capitano. Penso che rispecchi il pensiero di buona parte degli italiani soprattutto sulla cosiddetta dittatura delle minoranze.

Però c'è modo e modo di dirlo e di scriverlo soprattutto se sei ancora in servizio». Vannacci viene descritto, da chi l'ha conosciuto, come «un bravissimo soldato, ma talvolta insofferente, che aveva ancora davanti 7-8 anni di carriera».

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