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"Piegati alla tecnocrazia". Nel M5s scoppia il caos

Il senatore pentastellato Crucioli annuncia l'addio al Movimento. Cresce il malcontento tra i dissidenti

"Piegati alla tecnocrazia". Nel M5s scoppia il caos

Tra i dissidenti del Movimento 5 stelle monta il malcontento contro la linea governista suggellata dal voto su Rousseau. Il senatore Mattia Crucioli è uscito allo scoperto dichiarando che non voterà la fiducia al prossimo governo e, di fatto, preannunciando l’addio ai pentastellati. Espulsione che potrebbe essere decisa anche dai vertici del Movimento: il “reggente” dimissionario Vito Crimi ha ribadito che chi voterà contro l'esecutivo sarà fuori dal M5S. Parole che non hanno spaventato Crucioli, che ha riservato un duro attacco al “garante” Beppe Grillo e al presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi. L'avvocato eletto a Palazzo Madama ha affidato ad un post sulla sua pagina Facebook le critiche al comico genovese: “Che vergogna il riferimento di Grillo ai messaggi in codice lanciati da Radio Londra alla resistenza, proprio nel momento in cui l'ultimo focolaio di resistenza organizzata all'interno del Movimento si piega al tecnocrate della finanza internazionale”.

Lo scritto prosegue con una lunga lista di colpe da addebitare all’ex governatore della Banca centrale europea: “Ma vi ricordate che ha fatto Draghi? Vi ricordate che nel 2015, da presidente della Bce, congelò la liquidità di emergenza a disposizione delle banche elleniche, impedendo ai greci di accedere ai propri risparmi dal 28 giugno fino al 20 luglio, proprio quando erano in corso le trattative tra gli emissari dell'unione europea e Tsipras?”. Presente anche il riferimento al ruolo avuto da Draghi nella dismissione delle Partecipazioni statali: “Fu a bordo del Britannia, tra aristocratici membri del gotha della finanza, e non nel parlamento tra i rappresentanti dei cittadini, che discusse in qualità di Direttore generale del Tesoro il programma di privatizzazioni italiane basate sul ruolo defilato della politica e sul controllo affidato ai mercati. E sempre da Direttore generale del Tesoro sovraintese l'acquisto dei derivati dalla Morgan Stanley con gravedanno per le casse italiane e grande vantaggio per la banca d'affari”.Pare orientato per il “No” al voto sulla fiducia anche Alvise Maniero, deputato veneto che ha partecipato al recente evento online “VDay – No governo Draghi”. Sul suo profilo Facebook è presente un netto un “No” seguito da uno smile e da un Tricolore. Quasi certo di una prossima spaccatura anche il sardo Pino Cabras: “Siamo come un albero colpito da uno tsunami. I rami spezzati sono tanti”. Nella lista di chi potrebbe esprimere un voto contrario figurano anche l’ex ministro Barbara Lezzi, il veneto Raphael Raduzzi.

Verso l’addio anche Andrea Colletti, già in forte dissenso sul tema del taglio della rappresentanza parlamentare.

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