In una partita di rugby, quando scoppia la rissa l'arbitro espelle i due più scatenati, sperando che gli altri si diano una calmata. Nello scontro di asprezza mai vista che agita la Procura di Milano, ieri arriva la novità che punta allo stesso risultato. Tre giorni prima dell'udienza davanti al Consiglio superiore della magistratura che deve decidere la sorte del pm Paolo Storari, accusato dalla procura generale della Cassazione di avere violato una sfilza di regole nella gestione dei verbali del pentito Pietro Amara sul caso Eni, trapela la notizia che la stessa sorte potrebbe toccare anche sul fronte opposto a Fabio De Pasquale, il procuratore aggiunto che cercò di usare i verbali di Amara per influenzare l'esito proprio del processo Eni. La procura generale della Cassazione starebbe indagando anche su De Pasquale, e anche per lui potrebbe arrivare al Csm la richiesta di allontanamento immediato da Milano. Di fatto, cacciando entrambi i contendenti il Csm chiuderebbe lo scontro con una sorta di pareggio.
Se non fossero arrivate le voci sull'impeachment di De Pasquale, d'altronde, difficilmente venerdì prossimo il Csm avrebbe potuto accogliere la richiesta urgente del pg della Cassazione Giovanni Salvi di rimuovere Storari dalla Procura milanese. Fare del pm l'unico capro espiatorio della vicenda era impensabile, soprattutto dopo che al suo fianco era scesa non solo la Procura di Milano quasi per intero (58 pm su 64) ma anche una lunga lista di magistrati: compreso, si apprende ieri, Andrea Borrelli, figlio di Francesco Saverio, per vent'anni procuratore capo e creatore del pool Mani Pulite. Una firma che pesa. Come poteva il Csm fare finta di niente?
Così, invece, lo scenario che viene proposto dal pg Salvi al Consiglio è più equidistante dai fronti. Via Storari ma via anche De Pasquale: un magistrato che ha fatto anche lui a suo modo la storia della Procura milanese, una carriera sopravvissuta alle polemiche sul suicidio in carcere nel 1993 di Gabriele Cagliari, presidente dell'Eni, e culminata nella condanna di Silvio Berlusconi per la vicenda dei diritti tv. In vent'anni di assedio della Procura milanese al leader di Forza Italia, l'unico a vincere un processo è stato De Pasquale. Questo gli aveva dato prestigio, potere, la carica di procuratore aggiunto e una sorta di intoccabilità. Finora.
Quanto emerso sulla sua gestione del processo Eni, con gli elementi a favore degli imputati tenuti deliberatamente nascosti, ora invece rischia di costare il posto all'eroe anti-Cav. Il problema è che alcune scelte di De Pasquale hanno potuto essere compiute solo con la benedizione dei vertici della Procura. Ieri davanti al Csm emergono nuovi dettagli. Davanti alla commissione che indaga sul «caso Milano» viene interrogato il pm Alberto Nobili, che della raccolta delle firme in difesa di Storari è stato uno dei promotori. Nobili - quasi quarant'anni di toga sulle spalle, profilo inattaccabile - racconta di come Storari si confidò con lui su quanto accadeva intorno al processo Eni, spiegandogli di avere trovato prove a favore degli imputati ma di essere stato stoppato dai superiori. Storari, racconta Nobili, aveva trovato elementi che dimostravano come i due supertestimoni utilizzati da De Pasquale nel processo ai vertici dell'azienda energetica di Stato, l'avvocato Piero Amara e l'ex dirigente Vincenzo Armanna, avessero predisposto prove false nei confronti dell'amministratore delegato Claudio Descalzi e del suo predecessore Paolo Scaroni. Per questo Storari aveva deciso di arrestare per calunnia sia Amara che Armanna, ma la richiesta di custodia in carcere nei confronti dei due testimoni non ottenne mai l'autorizzazione del procuratore Greco. Di lì a poco Storari avrebbe appreso che De Pasquale intendeva utilizzare i verbali di Amara contro il giudice che presiedeva il tribunale del caso Eni.
Ora la palla passa per intero alla sezione
disciplinare del Csm. Al punto cui sono arrivate le cose, non è sicuro che mandare via da Milano Storari e De Pasquale basterebbe a riportare la serenità. Ma è sicuro che mandar via solo Storari avrebbe effetti disastrosi.
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