Calcio

Il ct presta la faccia al regime criminale. E l'ultimo autogol può essere l'Expo

Omicidi politici, crimini sui migranti e fosse comuni: anche Mancini usato per ripulire l'immagine di una dittatura. Ma il suo ruolo non è solo sul campo: in ballo l'Esposizione del 2030, contesa tra Riad e Roma

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Roberto Mancini è stato «comprato» con i petroldollari del cosiddetto sport washing, la strategia non solo saudita che punta a ripulire l'immagine di un Paese soprattutto con il calcio. Pecunia non olet, ma l'ex commissario tecnico della nazionale ha idea di che genere di regime gli paga il conto stellare di 25 milioni di euro l'anno? E di fatto è già un testimonial, più o meno consapevole, grazie agli innumerevoli video di allenamento alla nazionale di Riad che salteranno fuori, per battere l'Italia nella candidatura di Roma per l'Expo 2030.

Mancini d'Arabia deve far splendere la nazionale saudita per rendere presentabile la monarchia del Golfo, che non sa nemmeno cosa significhi democrazia. Il vero re, Mohammed Bin Salman, è uno che fa tagliare a pezzi un giornalista, Jamal Khashoggi, se non gli va a genio. Nel 2018 al consolato saudita di Istanbul hanno letteralmente segato il corpo per farlo sparire chissà dove. La Cia ha puntato il dito contro MBS, le iniziali del principe ereditario, come mandante. L'Onu in un rapporto ha parlato di «esecuzione extragiudiziale premeditata». Lo «sceicco» Mancini evidentemente fa spallucce, ma prima di partire per il Golfo avrebbe fatto bene a leggere il rapporto di Human right watch, appena reso pubblico, che accusa senza mezzi termini le guardie di frontiera dell'Arabia Saudita di massacrare i migranti, soprattutto etiopi, che cercano di passare il confine dallo Yemen. Grazie ad immagini satellitari e testimonianze dirette la Ong dei diritti umani ha individuato fosse comuni e documentato 28 episodi, da marzo 2022 a giugno di quest'anno, di civili inermi falcidiati comprese donne e bambini. I sauditi hanno usato armi pesanti come mortai per colpire le colonne di profughi oppure sparano a distanza ravvicinata ai migranti. La vittime sono centinaia, alcune sopravvissute con orribili amputazioni. In alcuni casi i sauditi hanno costretto gli uomini a violentare le donne che fuggivano con loro. Faisal Othman ha raccontato al New York Times, che le schegge di un colpo di mortaio hanno maciullato i migranti attorno a lui «triturandoli come pomodori schiacciati». Crimini contro l'umanità che nessuno perseguirà seriamente. E pensare che Mancini nel 2019 rispondendo ad una domanda della Gazzetta dello sport sulla «schifezza» di chiudere i porti alle navi delle Ong rispondeva: «Noi italiani oggi siamo un po' incattiviti per i tanti problemi, ma abbiamo sempre avuto il cuore grande, abbiamo sempre aiutato tutti. Mio padre andò a lavorare in Germania e fu aiutato. Le persone vanno aiutate, sempre».

L'ex ct della nazionale è stato per anni ambasciatore dell'Unicef per i bambini vulnerabili nel mondo. Nel 2016 aveva visitato pure un campo dei profughi siriani in Giordania e dovrebbero avergli detto che i sauditi appoggiavano alcune forze jihadiste contro Damasco. Non solo: Fino allo scorso anno la coalizione a guida saudita ha bombardato a tappeto lo Yemen dei ribelli Houti colpendo sistematicamente ospedali e ambulanze. Nel 2018 un attacco aereo ha incenerito uno scuolabus uccidendo quaranta bambini. Chissà se Mancini, ambasciatore Unicef, lo sapeva o si è mai preoccupato di dare un'occhiata, prima di firmare il contratto milionario, ai numeri della guerra nello Yemen. Ottanta per cento della popolazione ha bisogno di aiuti umanitari, i morti sono stati 377mila con il 60% provocato da fame e malattie. Le vittime innocenti, i bambini, sono oltre 11mila ed il colera ha flagellato il paese. Nella gabbia dorata di Riad sono notizie lontane e 25 milioni l'anno bastano per chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie dichiarando alla conferenza stampa di ieri: «Sono orgoglioso di essere qui». Oltre al «tradimento» nei confronti della nostra nazionale speriamo che Mancini non venga utilizzato, come trovata pubblicitaria e propagandistica, per fare le scarpe all'Italia nella sfida con l'Arabia Saudita per l'Expo 2030.

Il fischio finale è fissato il 28 novembre a Parigi quando i delegati di 179 Paesi dovranno, di fatto, scegliere fra Roma e Riad.

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