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"La cultura di destra? Rozza e becera". Così i progressisti liquidano il dibattito

Al Salone un evento sulla lezione di Prezzolini. E "Repubblica" si scatena contro i relatori per un commento sulla Murgia e Zerocalcare: "Sanno solo insultare"

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Prima hanno provato per anni a negare l'esistenza di una cultura di destra, poi hanno cercato di ghettizzarla creando un «cordone sanitario» verso chiunque nel campo culturale non fosse di sinistra, infine oggi cercano di derubricarla a qualcosa non meritevole di attenzione e di scarso livello. Si può sintetizzare con questo schema il modus operandi dell'intellighenzia che, visto il fermento della cultura di destra al Salone del libro di Torino con l'organizzazione di eventi e conferenze, ha puntato su una nuova strategia: la delegittimazione e ridicolizzazione. Non potendo più sostenere che la cultura di destra non interessa e che gli eventi promossi dai conservatori siano seguiti da poche persone visto sul successo di pubblico alle iniziative di questi giorni alla fiera del libro torinese, ora certa stampa progressista cerca di dipingere la cultura di destra come becera, rozza, superficiale. È quanto accaduto con un articolo di la Repubblica intitolato «La destra sbarca al Salone del libro: «Zerocalcare? Un cretino. E Murgia sfrutta la sua malattia» pubblicato in occasione della presentazione del pamphlet «Gli intellettuali di destra e l'organizzazione della cultura» che chi scrive ha pubblicato per l'editore Oligo. All'evento sono intervenuti Ferrante De Benedictis, Francesco Borgonovo, Luca Beatrice, Giordano Bruno Guerri e ne è scaturito un confronto vivace sul ruolo degli intellettuali con posizioni non sempre concordi come testimonia la lezione di Prezzolini sull'esistenza non di una destra ma di mille destre.

Così, invece di entrare nel merito di un'ora di discussione, la stampa progressista ha preferito soffermarsi su alcuni passaggi dedicati a Michela Murgia e Zerocalcare cercando di far passare la cultura di destra come macchiettistica e rozza. Da qui l'attenzione alle parole di Borgonovo che ha definito il fumettista «un cretino» perché «ha detto che Alain De Benoist è un ispiratore dei neonazisti» e l'enfasi posta sulla dichiarazione di Luca Beatrice per cui la Murgia «sfrutta un problema grave come la malattia per dare del fascista a chiunque la pensi in maniera diversa da lei» riferendosi al governo Meloni.

In realtà, come spiega lo stesso Beatrice, già presidente del Circolo dei lettori di Torino: «É la sinistra di oggi, neppure lontana parente di quella storica sempre rispettabile, a mostrare rozzezza a partire dai riferimenti culturali. Parlano solo di quotidiano, di sfighe, di maternità mancante, di conflitti genitori e figli, ignorano la grande letteratura, la filosofia contemporanea, si leggono e recensiscono tra di loro supponendo sia quello il dibattito culturale».

Liquidare un'intera area culturale come se nulla fosse, vuol dire non tenere in considerazione lo spessore degli eventi promossi dal mondo conservatore al Salone del libro di Torino il cui valore, al netto delle idee di ognuno, è oggettivo. Dall'iniziativa dedicata a Gabriele D'Annunzio con Alessandro Gnocchi, Giordano Bruno Guerri, Matteo Sacchi, passando per il dibattito su Benedetto Croce con Corrado Ocone, Davide Rondoni e Lucia Esposito, fino all'appuntamento clou di ieri con Alain De Benoist accolto da centinaia di persone. Parte del mondo culturale e giornalistico progressista compie nei confronti della cultura di destra lo stesso errore che la politica di sinistra ha fatto verso il mondo conservatore sottovalutandolo e sminuendolo con il risultato del voto dello scorso settembre.

Ora accade la stessa cosa con la cultura e, mentre si continua a dipingere la destra in modo folkloristico, passo dopo passo si struttura un'organizzazione della cultura che in passato è mancata e i primi risultati iniziano a vedersi.

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