La cura fiscale di Berlusconi: «Mai più casi come Embraco»

Il leader azzurro spiega i benefici del taglio alle tasse In bilico la manifestazione unitaria con gli alleati

«Mai più casi Embraco con noi al governo». Quella di Silvio Berlusconi è una promessa, che poggia sul programma economico e fiscale del centrodestra e di Forza Italia. «L'Italia non può aspettare - dice il leader azzurro, in un'intervista a Studio Aperto -, si è perso già troppo tempo con governi di sinistra che nessuno ha votato. Ora ha bisogno di un governo capace di prendere subito provvedimenti per le tante emergenze: giovani disoccupati, poveri, anziani...».

A Matteo Renzi, che lo ha paragonato a Babbo Natale, il Cavaliere risponde: «Ha ragione, perché la Flat Tax, colonna portante del nostro programma, porta doni a tutti, dai più deboli fino ai grandi capitali, che torneranno ad investire in Italia. Con una tassa strutturata così mai più un'azienda come la Embraco andrà all'estero, lasciando a casa 500 persone».

Nella coalizione resta aperto il tema della leadership e della possibile manifestazione unitaria. Salvini continua ripetere che Berlusconi verrà all'appuntamento leghista dell'Hotel Atlantic. Ma il leader di Fi non è ancora convinto di partecipare alla manifestazione del primo marzo, mentre Giorgia Meloni ha già dato il suo ok. La certezza è che, stando ai sondaggi, si farà un'ulteriore sprint per cercare di agganciare un risultato che possa aprire le porte del governo.

Gli attacchi, da Renzi a Luigi Di Maio, aumentano, confermando che è lui l'avversario riconosciuto da tutti. E il Cavaliere replica con ironia. Il candidato-premier del M5S è salito al Quirinale con la lista dei ministri già in mano? «Ma nella Costituzione - dice a No stop news, su Rtl 102.5 - è il capo dello Stato che indica la persona a cui dare l'incarico di formare il governo. Si conferma che questi ragazzi non hanno studiato, non sanno proprio niente, sennò non farebbero queste figure». Un possibile dialogo con i dem? «Sono uno dei tanti italiani - risponde il Cav - che ha creduto in Renzi, seppur per poco tempo. Ma non ha mantenuto le promesse, non ha saputo dare un valore, un senso al suo partito, senza un progetto, solo una scatola vuota, un apparato per gestire il potere. Anche in campagna elettorale non hanno fatto altro che parlare delle loro divisioni e per questo i loro elettori stanno abbandonando il Pd». Berlusconi si rivolge proprio ai delusi della politica, ai moderati che hanno creduto nel rinnovamento di Renzi: «Il Pd oggi non è più competitivo, non ha nessuna possibilità di vincere e fare da argine al M5S, che è una setta pericolosa, contro tutto e contro tutti. Oggi l'unica possibilità di maggioranza in parlamento è il centrodestra, è Fi, siamo noi».

Il movimento di Grillo, spiega ancora il Cav, è temuto dall'Europa. E a questo si riferiva il presidente della Commissione Ue, parlando di rischio ingovernabilità. «Juncker mi ha espresso la sua preoccupazione che anche in Italia prevalesse un partito come i 5 Stelle, che potrebbe essere di sprone ad altre forze di questo tipo in Europa. Questo è il senso dell'affermazione di Juncker. Sbagliata, perché le istituzioni europee non dovrebbero mai intromettersi nelle questioni elettorali dei singoli Stati, ma condivisa anche dagli altri membri dell'esecutivo Ue».

Sul candidato-premier di Fi il Cav ripete che «avendo un altissimo impegno, non vuole che il suo nome venga messo nel tritacarne mediatico, prima di lasciare il suo importante incarico».

L'identikit è quello del presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, che in questi giorni si tiene lontano dai palchi elettorali. Da Terni, dov'è ospite di Confindustria, risponde a chi gli chiede se andrà a Palazzo Chigi, che è «troppo presto» per cercare un erede di Berlusconi. E arriva l'appoggio del leghista atipico Roberto Maroni.

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