Guerra in Ucraina

"La cybersicurezza è debole: i nostri dati sono a rischio"

Il presidente del Copasir Adolfo Urso: i nostri dati sono a rischio

"La cybersicurezza è debole: i nostri dati sono a rischio"

«Nessuno immaginava che si potesse giungere a tanto, una guerra di invasione nella nostra Europa su così vasta scala». Adolfo Urso, presidente del Copasir, analizza gli sviluppi del conflitto in Ucraina.

La Nato ha sottovalutato Vladimir Putin?

«Se errori sono stati fatti, si tratta di errori politici e riguarda tutti noi. Il Copasir aveva evidenziato la postura aggressiva della Russia pure nei Balcani e nel Caucaso, nel Mediterraneo e nel Sahel, anche con l'utilizzo della Wagner. Nessuno pensava di vedere missili e carri armati sulle strade di Kiev, così come forse Putin non immaginava la resistenza armata della popolazione ucraina».

Le Repubbliche baltiche, Paesi aderenti alla Nato, sono a rischio?

«Le Repubbliche baltiche sono protette dalla Nato. Nessun Paese dell'Alleanza è mai stato attaccato da una entità statuale perché scatterebbe l'articolo 5 sulla mutua difesa. Semmai, come ha indicato Borrell, qualche rischio possono correrlo la Moldova, con le truppe russe già nella Repubblica indipendentista della Transistria e la stessa Georgia a cui la Russia ha già sottratto l'Abcasia e l'Ossessia del Sud, entrambe fuori dall'ombrello Nato. La strenua resistenza degli ucraini e la durissima reazione dell'Occidente, confortata da una mobilitazione di opinione pubblica, è un monito per tutti».

Quali rischi può correre l'Italia?

«I rischi maggiori sono sul fronte cybernetico. Abbiamo creato da poco la Agenzia nazionale per la cybersicurezza colmando una lacuna decennale rispetto a Francia e Germania, che ha dato già indicazioni a Pa e imprese per tutelare i loro asset. Dobbiamo realizzare al più presto il cloud nazionale per mettere in sicurezza i nostri dati e realizzare la banda larga a controllo pubblico. Il secondo fronte è quello dell'approvvigionamento energetico, sul quale peraltro il Copasir aveva lanciato un allarme. Alcune delle misure che il governo ha preso sull'onda dell'emergenza erano già indicate nel nostro documento».

A tal proposito, qual è la situazione dell'Italia dal punto di vista della sicurezza energetica?

«Siamo troppo dipendenti dal gas russo che passa proprio dal gasdotto in Ucraina. Abbiamo scorte significative ma dobbiamo agire in fretta, raddoppiando la produzione di gas nazionale, riattivando le centrali a carbone, aumentando la fornitura da Algeria, Libia, Qatar e Azerbaijan.

Meno male che si è realizzato il Tap! Dobbiamo sbloccare i progetti di nuovi impianti solari ed eolici attraverso il potere sostitutivo dello Stato, rivedere le gare nel settore idroelettrico per incentivare investimenti per una migliore tecnologia, realizzare le centrali di accumulo e impianti produttivi di batterie elettriche e poi in fondo la fusione nucleare».

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