
Era il 13 luglio quando il direttore dell'agenzia di intelligence militare ucraina Budanov, senza precisare un eventuale ruolo di Kiev nelle operazioni, aveva ammesso apertamente che il Gur stava pianificando un attentato contro Putin, notizia che il Cremlino infarcì di narrazione sostenendo che Kiev sarebbe stata sostenuta dagli Usa.
Uccidere Putin per eliminare il problema alla radice. L'aveva detto addirittura un anno prima di Budanov il vice capo degli 007 Skibitsky, in un'intervista al quotidiano tedesco Die Welt. La logica era semplice: «Il nostro compito prioritario è distruggere il comandante dell'unità che dà ai suoi uomini l'ordine di attaccare» e in una scala gerarchica di ampio respiro lo zar di Mosca «coordina e decide cosa succede».
I tempi tuttavia sono cambiati, l'Ucraina non ha saputo contrastare come avrebbe voluto l'avanzata delle truppe della Federazione e ha aperto alle trattative. Risulta quindi quantomeno bizzarro che nei giorni scorsi l'intelligence di Kiev abbia nuovamente tentato di liquidare Putin, mentre le diplomazie internazionali sussurrano di un possibile secondo summit a Istanbul, forse a più alto livello. Eppure il 20 maggio il suo elicottero si sarebbe trovato «nell'epicentro di un attacco su larga scala da parte di droni ucraini» durante il viaggio nel Kursk, ha dichiarato il militare Yuri Dashkin al canale televisivo statale Russia 1. «L'intensità del raid è aumentata significativamente. Pertanto, abbiamo condotto in contemporanea un combattimento antiaereo e garantito la sicurezza dell'elicottero presidenziale in volo. La missione è stata compiuta: l'attacco dei droni nemici respinto e tutti i bersagli aerei distrutti», ha raccontato. In tv Dashkin è stato presentato come il comandante di una divisione di difesa aerea, senza specificare alcun dettaglio, compreso il suo grado. Un aspetto che metterebbe in dubbio la veridicità dell'intera vicenda. È vero che Putin ha visitato il Kursk il 20 maggio, ma la sua visita è stata annunciata in via ufficiale dalla Tass solo il giorno successivo. Putin inoltre avrebbe effettuato buona parte del viaggio su un auto blindata. «Quando il corteo presidenziale attraversava la regione, c'erano droni di Kiev in cielo. Li abbiamo filmati», riferisce il corrispondente speciale del Kommersant Andrei Kolesnikov, sposando la teoria di Dashkin. Nulla di nuovo tuttavia verrebbe da dire, alla luce dei quotidiani attacchi ucraini con velivoli kamikaze sul Kursk a partire dal settembre scorso. In via ufficiale il Ministero della Difesa russo riferisce che «regolarmente i droni di Kiev vengono abbattuti nell'oblast», astenendosi dal commentare le parole di Dashkin. Per la Tass, che cita fonti governative, la presenza di Putin nell'area sarebbe stata del tutto casuale al momento del raid nemico. «Kiev non sapeva nulla».
Nei resoconti ufficiali sulla visita nel Kursk i media statali hanno mostrato solo il corteo presidenziale in movimento a terra.
Anche il Ministero della Difesa non ha segnalato attacchi massicci con droni a ridosso del 20 maggio. Incontrando i cittadini dell'oblast, Putin ha risposto così a chi gli domandava se fosse preoccupato per la propria incolumità: «No, e in una gara tra idioti, arriverebbero secondi».