Guerra in Ucraina

Dagli obici al sistema missilistico da 600 milioni. Le armi italiane per rifornire gli arsenali di Kiev

Il pezzo più ambito è la batteria anti-aerea in grado di neutralizzare i droni

Dagli obici al sistema missilistico da 600 milioni. Le armi italiane per rifornire gli arsenali di Kiev

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A Kiev l'arma italiana più desiderata resta la batteria antiaerea Samp T. L'invio di questo sistema missilistico terra-aria, sviluppato da un consorzio italo francese, è stato promesso a febbraio dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Grazie alla testata Aster capace d'intercettare un aereo fino a 100 chilometri e un missile fino a 25 è oggi uno dei sistemi più avanzati a livello mondiali. Anche perché le sue batterie da 8 a 48 lanciatori sarebbero capaci di neutralizzare anche gli sciami di droni usati per colpire le installazioni strategiche di Kiev. Ma la qualità si paga. E ai costi del sistema di lancio con un prezzo stimato intorno ai 500 milioni vanno aggiunti quelli dei 32 missili Aster 30 del valore di 32 milioni di euro l'uno. A conti fatti la batteria promessa dall'Italia ha, dunque, un costo complessivo di quasi 600 milioni di euro. Senza contare che ai ritmi della guerra in Ucraina 32 missili possono andar esauriti in una sola giornata. Proprio questi costi e la necessità di concordarne l'invio con i partner francesi ha dilazionato i tempi d'invio. Nei mesi scorsi almeno una ventina di militari ucraini, ospitati presso una caserma di Sabaudia, si sono addestrati all'utilizzo dell'arma che comunque non arriverà a Kiev prima di giugno. Sono invece probabilmente già sul terreno i missili terra aria Aspide promessi con il sesto decreto varato dal governo Meloni. Trattandosi di missili terra-aria non più utilizzati dall'Italia la loro fornitura è relativamente più semplice. Per quanto relegati nei magazzini gli Skyguard-Aspide sono ancora efficaci e garantiscono una buona difesa aerea a bassa e bassissima quote. Quanto a efficienza, subito dopo il sistema Samp T arrivano i sei obici semoventi PzH 2000 (Panzerhaubitze 2000) inviati già dal governo Draghi. Grazie al navigatore inerziale, al Gps e a un buon meccanismo di caricamento automatico questi obici garantiscono un controllo del tiro molto sofisticato con ratei di fuoco molto elevati che ne fanno uno dei mezzi più moderni della categoria. Lo stesso non può dirsi invece per la sessantina di obici semoventi M109L promessi all'Ucraina già nel 2022. Questi obici capaci di sparare dai 24 ai 30 chilometri di distanza, ma sostanzialmente obsoleti erano stati dismessi già all'inizio del Duemila e ammassati nell'enorme deposito di Lenta intorno a Vercelli. L'indispensabile revisione di almeno 40 dei 60 pezzi promessi ha richiesto mesi di lavoro. Proprio per questo l'invio, garantito già per metà del 2020, è stato effettuato soltanto a Pasqua di quest'anno. Tra gli avanzi di magazzino mandati all'Ucraina rientrano anche i blindati M113 prodotti dall'Oto Melara e derivati dall'omonimo trasporto truppe utilizzato dagli americani in Vietnam. Ma dalla fine della guerra nel Sud Est asiatico è passato mezzo secolo e questo ne fa un mezzo estremamente vulnerabile alle attuali armi anti carro portatili. Tra gli autentici residuati bellici spediti in Ucraina rientrano anche le mitragliatrici Mg42/59 prodotte dalla Beretta a fine anni Cinquanta e ispirate a un progetto tedesco risalente alla seconda guerra mondiale. E non molto più recenti, anche se più efficaci, sono i mortai da 120 millimetri spediti in Ucraina già nella primavera 2022 assieme ad alcune partite di missili anti aerei Stinger.

Il tutto per un valore stimato di 660 milioni euro, ma al netto della preziosa Samp T e dei suoi missili da due milioni di euro l'uno.

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